Dorothy Bird (vero nome Julia Fiebelkorn) è nata a Berlino Est e cresciuta in Bulgaria dove ha
messo a punto un suo personale stile vocale attraverso lo studio delle tradizioni corali. Ha
successivamente studiato alla Hochschule fur Kunst di Brema dove ha studiato musica jazz vocale.
Durante gli studi perse la madre e poco dopo anche la voce.
Questo la costrinse a scrivere musica
e quando la sua voce tornò, era diventata una cantautrice con un suo stile preciso, definito e
brillante. Dopo aver completato gli studi si è trasferita di nuovo a Berlino e poi a Liverpool per
proseguire il suo progetto di studi e composizione di musica. Ha pubblicato due EP Falling Awake
(2015) e Out Of The Dark (2018). Ha composto musica per progetti interdisciplinari con musica,
immagini, poesia arte e danza per il Center For Moving Art ZBK, un progetto artistico che
promuove la responsabilità sociale per una società inclusiva. Per questo progetto ha portato la sua
musica in vari festival fra Germania ed Inghilterra. A Liverpool dove ha ottenuto la residenza
artistica nel 2016 per un anno, ha iniziato a collaborare con John Lawton ai Crosstown Studios. Lo
stile di Lawton sensibile e spazioso ha influenzato il suo album di debutto Belonging uscito nel
2022 per la Klee Pop. Il disco arrangiato per piano, chitarra, synth, elettronica ed archi e sorretto
da una voce paragonata fin dall’inizio ai flebili sussurri di Kate Bush e agli acuti posati di Bjork sono
il suo (apparente) biglietto di visita: il suo art-pop che confina con la new-age e l’art- rock
sperimentale dei Radiohead nasconde in realtà un’identità molto più complessa e infinitamente
più ricca. Ha pubblicato il suo secondo disco Whispering Papers per la Crosstown Records
(distribuito in Italia dalla VREC) il 3 maggio 2025. Basilarmente lo stile della Bird è una musica da
camera languida, malinconica (l’album è stato composto dopo la morte prematura della sorella) e
struggente composta da acquerelli impressionisti, da textures di folktronica ambientale imbevute
di nostalgia, da un flusso continuo di vagiti tenui ed intimisti abbelliti da arrangiamenti sontuosi e
vellutati. Le sue melodie in forma di nenia rallentata vengono lasciate fluttuare in armonie scarne
che sembrano morire prima di nascere. La genialità della Bird sta però nel rimescolio e nella
fusione di stili che spaziano dal blues, al jazz, al chamber lied, al folk e all’elettronica e che sono
l’equivalente musicale di rivelazioni mistiche dove ogni canzone appare in uno stato mentale
lisergico ed ognuna evoca una differente e incommensurabile dimensione Come nella musica
classica contemporanea di Kara-Lys Coverdale). Dalla fusione di una dozzina di diverse tecniche
compositive, di diversi stili e di una pletora inesauribili di arrangiamenti spesso curati divinamente
fino al minimo dettaglio discendono lied impalpabili per voce e piano con venature soul (Dream
With Me) o jazz da big band (Around The Corner) la cui vitalità si può assottigliare in salmi
sussurrati (You Were) fino a sfiorare la new-age mediante l’uso stratificato dei synth (Meteorites, il
primo singolo tratto dall’album) o dilatarsi in sviluppi titanici (All My Time). Se la forma dominante
dell’album sembra essere una musica saldamente ancorata a uno stile compostamente
classicheggiante (fino a sembrare una seduta psicanalitica o un flusso di coscienza), la Bird non
manca di sorprendere con i trip hop per synth e voce di Yes Maybe e Echoes Of Ink (totalmente
strumentale) che approda nei lidi del prog-rock e dell’acid rock, come anche negli art-pop
misteriosi di Soaring e Ride The Storm (con finale epico propulso da strati di chitarra ed elettronica). L’album si chiude e va in gloria con l’elegia di It Only Takes One con un finale carico di
tensione pronto ad esplodere trasudando nostalgia e insicurezza mentre si evocano incubi
freudiani. Le partiture impiegano un’abbondanza di strumenti ma usandoli in maniera sommessa e
minimale cosicché mentre la moltitudine di voci è variegata, quella umana rimane solo quella
dominante finché la bassa intensità di ciascuna voce (inclusa quella umana), il loro zittirsi collettivo
contribuiscono a creare uno stato d’anima di abbattimento, di decadenza e malinconia strutturale.
In altre parole la Bird costruisce un album che si avvale tanto dell’avanguardia che del formato
pop. Le caratteristiche vocali di Dorothy Bird ricordano quelle di Weatherstation e ancor più quelle
di Ethel Cain per citare quelli cronologicamente vicini ma i suoi progenitori sono in realtà la già
citata Kate Bush e risalendo per li rami Laurie Anderson e Meredith Monk. Gli arrangiamenti
ricordano invece John Foxx e David Sylvian (rispettivamente ex cantante degli Ultravox e dei
Japan). La dimensione musicale inventata da Dorothy Bird funge da ponte fra il romanticismo della
musica dell’Ottocento e la musica popolare del ventesimo secolo.
di Alfredo Cristallo



