CRP Beati Voi!

I CRP (Collettivo Rivoluzionario Protosonico) sono un gruppo industrial post-punk nato Capannori
(provincia di Lucca) su impulso di Gianmarco Caselli (voce, basso, tastiere e sintetizzatore). La
genesi del gruppo si intreccia con la carriera professionale e musicale di Caselli, compositore,
ideatore e direttore artistico di Lucca Capannori Underground Festival; è inoltre giornalista,
musicologo e professore di italiano e storia. Caselli ha studiato composizione con Gaetano Giani
Luporini, è laureato in Storia della Musica alla facoltà di Lettere a Pisa e ha il diploma di
specializzazione al Biennio Tecnologico dell’istituto musicale Boccherini di Lucca. Le sue
composizioni sono state presentati con successo in concorsi, festival e contest nazionali ed
internazionali. Ha composto musiche per esecutori ed ensemble, sonorizzazioni e colonne sonori
per video ed eventi. Ha fondato l’associazione V.A.G.A. (Visioni Atipiche Giovani Artisti) di cui è
presidente e ha collaborato col Centro Studi Giacomo Puccini di Lucca, l’Associazione Musicale
Lucchese, il Centro Musica Contemporanea di Milano, l’Associazione Cluster, il Lucca Digital Photo
Fest, il Lucca Film Festival Europa Cinema e il Festival della Sintesi. Il gruppo comprende oltre a
Caselli, Andrea Ciolino (voce, chitarra) e Michele Barsotti (chitarra, basso, tastiere). Il loro primo
lavoro Beati Voi! esce per la Promorama il 19 maggio 2023. Le sue influenze si trovano nel post
punk italiano e internazionale degli anni Ottanta e nell’industrial tedesco dello stesso periodo.
L’utilizzo di materiale di carpenteria (catene, seghe, martelli) li avvicina alle sperimentazioni
sonore di John Cage. Se il primo modello a cui viene in mente di accostarli sono i CCCP Fedeli Alla
Linea di cui recuperano il tono sarcastico ed espressionista, attraverso l’uso del cut-up testuale
(citazioni colte, stereotipi retorici e immagini poetiche) e i ritmi scostanti che fungono da perfetta
colonna sonora per le liriche, in realtà le loro influenze sono più svariate. Provenienti dall’ethos
iconoclasta del punk, i CRP ne mettono in luce le qualità più originali che vanno dal tribalismo
primitivista alla sperimentazione industriale (il caso più tipico è Re Fuori Bordo che recupera fra
clangori e rumori metallici carichi di tensione la lezione dei Pere Ubu e degli Einsturzende
Neubaten). L’iteratività melodica ossessiva e l’impostazione recitativa coniano una forma di
canzone progressiva non ignara delle avanguardie. Genialmente la loro musica e i loro testi
uniscono in un tourbillon vocale e melodico, una maniacale indagine della psiche collettiva
procedendo sia dall’interno verso l’esterno (dalla rabbia individuale verso l’oltraggio pubblica) sia
dall’esterno verso l’interno (dall’alienazione del popolo metropolitano verso l’angoscia individuale)
creando un insieme di paura esistenziale: la paura di vivere e un senso acuto di solitudine e
desolazione che costituiscono uno squarcio su un presente sempre più inquieto dove una nuova
narrazione della politica mette in dubbio certezze già acquisite. Ogni brano è così un mini requiem
costituito da frasi di synth titaniche, chitarre drammatiche, ritmiche da industria pesante (e rumori
da industria pesante), frasi espressionisti declamati istericamente e nastri deformati. Tutti sono
cesellati con un’accurata sovrapposizione di trovate ritmiche, melodiche ed elettroniche che li
rendono spesso camaleontici e densi di eventi sonori e teatrali. La loro tesa via crucis parte da
Manifesto e Soviet (con citazioni di storia sovietica) che mixano il battito dei Kraftwerk alle
composizioni dei CCCP, scorrendo verso il punk androide trafitto da una chitarra western della
title-track e la trance astratta di Sacco + Vanzetti su recitato anarchico (di nome e di fatto) e
recuperando una dimensione (forse) più rilassata nel pop romantico alla CSI di Perpetuo (con base
sognante alla Neu!) e nel folk rock di Fuoco Nero abbellito da melodie psichedeliche che si
trascinano su un battito metronomico. Il brano conclusivo Questo Istinto Di Ribellione è nei
territori dell’avanguardia: una nuvola astratta di rumori e percussioni, feedback di chitarra,

trasmissioni della Seconda Guerra Mondiale, messaggi criptati alla Resistenza. L’atmosfera funerea
che lo avvolge, il lirico fatalismo che lo sovrasta, la tensione drammatica onnipresente,
l’espressionismo ora sardonico ora violento sottendono sempre un senso epico e titanico della
condizione che fanno di Beati Voi! Un commosso tributo alla tragedia di esistere.

Di Alfredo Cristallo

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