POPFORZOMBIE E.P.

Avevamo lasciato i PopForZombie nel giugno 2017 quando uscì per la Vrec il loro primo album
omonimo (che ho recensito nel luglio 2017). In concomitanza con l’uscita del disco la band
pubblicò un secondo singolo Lasciati Cadere (con annesso videoclip) tratto dall’album. La canzone
raggiunse il primo posto nella classifica dei singoli indie stilata da classificaindipendentiweb.eu. A
settembre venne pubblicato il terzo singolo Bianco (anch’esso con annesso videoclip) che si
avvaleva della partecipazione della cantante americana Katelyn Tarver. Nel settembre del 2019
sempre con la stessa formazione (Paolo Passera alla voce, Michele Battagia e Fausto Belardinelli
alle chitarre, Davide Costa al basso e Roberto Zaffaroni alla batteria) la formazione torinese entra
in studio per registrare il nuovo lavoro un EP di 4 pezzi (per 15 minuti di musica)che esce il 25
febbraio 2020 col titolo di E.P. per la Vrec.

Negli anni il gruppo non ha abbandonato il suo tipico sound svagato, nostalgico e tuttavia gioviale colmo di speranza nel futuro. Il nuovo lavoro scalfisce appena la capacità dell’ensemble che costringe il formato della ballata pop nel dominio dell’osservazione degli eventi quotidiani capace di trasformare ogni canzone in un quadretto impressionista. Il tono medio rimane in bilico fra malinconia emotiva e dolci momenti di vita
espressa in unn pop da cameretta con qualche curva indie. Propulsa dalla voce di Passera
(curiosamente somigliante a quella di Lucio Dalla) scorrono lievi e policrome, il pop nostalgico e
vibrante di Antartide con echi di psichedelia alla Robyn Hitchcock, il pop reggae con toni sincopati
alla Police di Figure Umane Ed Angeli (un dito puntato contro il consumismo), il dolente e
antirazzista pop cosmico di Libia, il delicato pop malinconico di Uno E’ Per La Vita (che è anche
stato lanciato come singolo insieme al corto Ghost di Tobias Gunndorf Boesen) di nuovo con tracce
infinitesimali di psichedelia. Sono piccole scene di vita quotidiana che compongono un realistico
affresco di vita ordinaria e non ordinaria, che acquistano la loro identità attraverso un processo di
metamorfosi che parte da un qualche suggestivo pretesto strumentale e si sviluppano fino a
costruire un’armonia a rock in cui convivono tonalità sempre fra l’amaro e l’ispirato, fra l’invasato
e l’addolorato: un’operazione che è al contempo struggente e seducente. Nel lavoro la band
sperimenta soluzioni più dinamiche e arrangiamenti scintillanti e attenti al dettaglio. Le loro umili
armonie casalinghe recuperano in un sol colpo l’eredità degli Shoes e l’epica dell’angry young man
di Elvis Costello e Matt Johnson e si pongono pur in tono dimesso fra il power-pop californiano, il
Paisley Underground e il graffitismo intellettuale britannico degli anni Ottanta. La produzione è di
Max Casacci dei Subsonica.

di Alfredo Cristallo

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