ANDEAD Old But Gold EP

 

Gli Andead sono un gruppo punk milanese nato nel 2007. Il progetto parte da un’idea del cantante
Andrea Rock. A lui si uniscono il chitarrista Gianluca Veronal, il batterista Casio, Joe La Jena al
basso e Roberto Balsamo alla chitarra. Fra il 2007 e il 2008 la band inizia a calcare i palchi del Nord
Italia facendo da spalla a gruppi storici punk come Misfits e Damned. Nello stesso periodo
collaborano con l’etichetta Hangover Records e il sito Suicide Girls e prendono parte all’Harley
Davidson The Legends On Tour. Nel 2009 firmano con la Rude Records e pubblicano il loro primo
LP intitolato Hell’s Kitchen. Nel giugno 2009 partecipano al Rock In Idro festival insieme a Gogol
Bordello, Social Distortion e Pogues. L’anno successivo continuano i loro tour partecipando al Give
It A Name Festival (sono l’unica band italiana). Nel febbraio 2011 Joe La Jena viene sostituito da
Ste Russo e la nuova produzione partecipa al Loud And Proud festival.

Nell’inverno 2011 pubblicano il loro secondo LP With Passionate Heart dopodiché vanno in tour con i Blitzkrieg di
Marky Ramone (il batterista dei Ramones), con il il gruppo di Glen Matlock (il primo bassista dei
Sex Pistols) e con i Casuals di Lance Fredriksen (il chitarrista dei Rancid). Nel settembre 2013 esce il
loro terzo album Build Not Burn a cui segue un tour promozionale in Italia di 25 date. Nel 2014 il
gruppo partecipa ai festival Vans Off The Wall Spring Classic a Napoli e al Rock Im Ring di Ritten in
Germania. Fra il 2015 e il 2016 il gruppo entra in pausa e ciò consente ad Andrea Rock e Gianluca
Veronal di pubblicare i loro lavori solisti. Il gruppo si riunisce nel 2017: sono rientrati Joe La Jena e
Giovanni Macca ha sostituito alla chitarra Balsamo. Questa nuova formazione pubblica nello stesso
anno il 4 LP intitolato IV The Underdogs e il 28 febbraio 2020 pubblicano per la Indie Box il loro
ultimo lavoro un EP di 6 pezzi intitolato Old But Gold (28 minuti in tutto). Negli anni il sound del
gruppo si è modificato. All’inizio il loro era un grunge heavy metal che teneva insieme il grunge
epidermico dei Soundgarden, il beach punk sinistro e marziale dei primi Bad Religion, l’hardcore
massacrante dei Misfits e il punk ipercinetico e macabro dei Damned. Durante gli anni questo
sound si è addolcito ed è diventato più vellutato diventando un punk pop molto più vicino a quello
dei Green Day. L’ultimo lavoro recupera tuttavia cifre stilistiche più nobili accostandosi ad un
power pop che ricorda quello degli Husker Du del biennio 1985-87 (il garage hardcore di Lust For
The Road). La title-track che apre il disco è in un certo senso programmatica, un power pop in
bilico fra Bruce Springsteen, Tom Petty e lo Sparklehorse più duri. Queste nuove direttive vengono
ora declinate con toni tanto trionfali quanto nostalgici nell’incalzante e nostalgico Downtrodden
(che si permette anche di osare echi di folk pop) e all’inverso con toni epici e cadenzati alla Clash in
Gratification Breakdown. Il passaggio a una forma più rilassata viene dato nel mix fra reggae e
pwer pop di The Company Regime. L’ultimo refuso hardcore dei bei tempi andati rimane il brach
punk a rotta di collo di Comfortably Weak. Complessivamente l’impeto sonoro è rimasto ma è
diventando ora più umano proprio in quanto più disperato con venature che devono qualcosa
tanto al folk rock più ossessivo, al blues rock più grunge (come nei Blind Melon) e alla psichedelia
più acida. E’ un po’ un lavoro apripista per successivi lavori che si sono concretizzati nella
pubblicazione del loro quinto full-lenght album The Government Of Fear uscito il 27 marzo 2020.

di Alfredo Cristallo

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