“Roberto Zucco”, con la regia di Licia Lanera per il Teatro Stabile di Torino con gli attori diplomati della Scuola del TST PRIMA NAZIONALE AL TEATRO GOBETTI dal 12 al 17 giugno 2018

TEATRO STABILE DI TORINO – TEATRO NAZIONALE

STAGIONE 2017/2018

 

TORINO – TEATRO GOBETTI

Dal 12 al 17 giugno 2018

Prima Nazionale

ROBERTO ZUCCO

di Bernard-Marie Koltès

regia Licia Lanera

con gli attori diplomati della Scuola del Teatro Stabile di TorinoNicholas Andreoli, Noemi Apuzzo, Federica Dordei, Anna Gamba, Alfonso Genova, Jozef Gjura, Noemi Grasso, Riccardo Livermore, Giulia Mazzarino, Riccardo Micheletti, Riccardo Niceforo, Giulia Odetto, Benedetta Parisi, Pierpaolo Preziuso, Federica Quartana, Elvira Scorza, Valentina Spaletta Tavella, Andrea Triaca

luci Vincent Longuemare

assistente regia Danilo Giuva

Teatro Stabile Torino – Teatro Nazionale

in collaborazione con il Festival delle Colline Torinesi Torino Creazione Contemporanea

Gli allievi diplomati della Scuola del Teatro Stabile di Torino faranno il loro debutto professionale al Teatro Gobetti in un progetto realizzato dal Teatro Stabile in collaborazione con il Festival delle Colline Torinesi: Roberto Zucco di Bernard-Marie Koltès, con la regia di Licia Lanera.

“Quando avanzo non esito, non guardo gli ostacoli

e siccome non li ho guardati, gli ostacoli non esistono.

Sono solitario e forte, sono un rinoceronte”

Roberto Zucco

«Quando ho saputo che avrei di nuovo lavorato con i ragazzi quest’anno – scrive Licia Lanera -, ho cercato un testo i cui protagonisti fossero giovani, ma che non fosse però una celebrazione della giovinezza, piuttosto il contrario. Qualcosa che parlasse delle inquietudini della giovinezza, degli errori, delle cadute e che si mettesse in connessione con quelle inquietudini, quella potenza e quell’energia incredibile che ho visto nei ragazzi l’anno scorso nel mio periodo di permanenza a scuola.

Il mio approccio diretto, la mia età non troppo lontana dalla loro, la musica indi, sono un detonatore che ogni giorno fa esplodere la sala piccola delle Fonderie Limone, e mentre il loro cervello e la loro lingua si contorce, nei corpi è tutto un correre e sudare.

I ventenni di oggi sono cresciuti nell’era in cui gli assassini sono celebrità. Agli inizi degli anni duemila, quando Vespa metteva le dita nel plastico della casa del delitto di Cogne, segnando l’inizio di quello che sarebbe stato il genere più seguito della tv degli anni a venire, loro avevano all’incirca sei anni. Il voyeurismo dell’orrore, questa pornografia in diretta Rai se la sono sorbita tutta. E con essa si sono presi tutto il perbenismo, l’ignoranza, il senso del giudizio, la spazzatura, quintali di spazzatura, la superficialità e l’inganno della favola che dice che il mondo si divide in buoni e cattivi.

In Roberto Zucco i cattivi e i buoni non esistono, esistono solo i disperati, che falliscono continuamente, per caso, per rabbia, per paura, e sbagliano, sbagliano, sbagliano, e non riescono più a tornare indietro. Un’umanità straziata e straziante.

Zucco è diviso tra la sua condizione di liquidità, egli si fa liquido trasparente, perde forma e consistenza, capace di passare attraverso sbarre fitte come un colabrodo e incapace di essere visto, ascoltato, amato; e la sua condizione statuaria e ferma di rinoceronte che non si ferma davanti a nessun ostacolo. E inevitabilmente diventa lo specchio di una generazione divisa e liquida, come diceva Bauman, che io definirei ancora meglio annacquata, come il vino che sa di poco. Piangono questi ragazzi di oggi, dalle guance sempre inzuppate aspirano ad essere rinoceronti e come i rinoceronti, ahimè soccombono sotto la rivoltella di questi bui tempi. E a noi insegnanti ci tocca di imbroccare il fucile e giocare a fare i ranger per proteggerli.

Koltès, in un’atmosfera sinistra, in un’aria infernale, fa sfilare soggetti disperati mettendogli in bocca una lingua caleidoscopica, frammenta come la trama stessa. La poesia dà il fianco alla bestemmia, lo slang alla prosa. Il tempo e il luogo cambia continuamente.

Saltano le regole di giusto o sbagliato, anzi il gioco è proprio questo: sovvertirle.

Ed ecco il senso di questa messa in scena: questi allievi hanno imparato per tre anni le regole del gioco. Adesso che sono diventati attori è arrivato il momento di sovvertirle, perché ogni regola, si sa, nella vita dei grandi, rischia di saltare».

LA SCUOLA PER ATTORI DEL TEATRO STABILE DI TORINO – TEATRO NAZIONALE

La Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino, accreditata dalla Regione Piemonte e dalla Città Metropolitana e finanziata dal Fondo Sociale Europeo, è stata fondata nel 1991 da Luca Ronconi ed è diretta dal 2018 da Gabriele Vacis e Valerio Binasco.  Da oltre venticinque anni questa istituzione accoglie studenti provenienti da tutta Italia, ai quali viene offerto un articolato percorso di formazione, che affianca all’apprendimento delle tecniche di base un percorso esteso ed eclettico, che ha l’obiettivo di mettere gli allievi a confronto con diverse estetiche teatrali, offrendo loro seminari specifici e laboratori orientati sia all’interpretazione che ad approfondimenti teorici.  Ogni corso, suddiviso in due anni di formazione di base ed un anno di specializzazione, può contare sulle docenze di artisti, intellettuali, drammaturghi, preparatori atletici e professionisti del settore, che guidano i ragazzi attraverso tutti gli aspetti che caratterizzeranno il loro percorso professionale.  Il triennio 2015 – 2018, sotto la direzione di Valter Malosti, ha formato ventuno nuovi attori: Nicholas Andreoli, Noemi Apuzzo, Alessandro Conti, Federica Dordei, Anna Gamba, Alfonso Genova, Jozef Gjura, Noemi Grasso, Riccardo Livermore, Maria Lombardo, Francesco Marino, Giulia Mazzarino, Riccardo Micheletti, Riccardo Niceforo, Giulia Odetto, Benedetta Parisi, Pierpaolo Preziuso, Federica Quartana, Elvira Scorza, Valentina Spaletta Tavella, Andrea Triaca.

Per maggiori informazioni: www.teatrostabiletorino.it

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