THE ELEPHANT MAN Sinners

I The Elephant Man (il nome è preso dall’omonimo film di David Lynch) sono una sorta di
supergruppo. Dietro il nickname di Maximilian si cela Max Zanotti (voce, già nei Deasonika e nei
Casablanca), TMY è Francesco Tumminelli (chitarra, già nei Deasonika), Ivan è Ivan Lodini (basso,
ex Movida) e Halle è Alessandro Ducoli (batteria ex Deasonika). Il gruppo riesuma di fatto i fasti
della synth wave e della darkwave dei tardi anni Settanta e anni Ottanta. Affidatisi alla produzione
di Steve Lyon (che ha collaborato con I Paradise Lost, i Depeche Mode e i Cure) e al mastering di
Tom Baker (già collaboratore di Marylin Manson e dei Nine Inch Nails), il gruppo fa uscire fra la
fine del 2022 ben tre singoli (Sinners, Human e Valerine) che diverranno le punte di diamante del
loro primo album pubblicato con la VREC/Audioglobe il 19 maggio 2023 e intitolato Sinners.
Oscuri, cupi, tenebrosi i loro brani si nutrono di ritmi sostenuti e atmosfere sinistre e di deliri
feroci, visionari e ancestrali che il gruppo ottiene mescolando avanguardia sintetica, hard rock e
rock gotico. Le loro apocalissi epiche sono allo stesso tempo una rimeditazione del futurismo
tenebroso dei Roxy Music e degli Ultravox, della psichedelia rumoristica di tante garage band di S.
Francisco accoppiati all’onda d’urto chitarristica dei Black Sabbath (monolitica e primitivista) e allo
spleen esistenziale Dei Van Der Graaf Generator. Impegnati in uno stile che popolarizza la danza
moderna dei Pere Ubu, The Elephant Man perviene a un jamming il cui tessuto è in realtà
composto da piccoli eventi drammatici, ognuno dei quali è il pezzo di un mosaico capace di
ampliare a dismisura lo spettro espressivo ma conservando sempre l’alienazione di fondo. Da
questo programma discende con la stessa facilità oscure ballate dark come Valerine e Human, le
cadenze ossianiche gotico industriali partendo da quella classica di Drift, per arrivare alla trance di
Curtains (con accenti fiabeschi di synth), e ancora dal sabba spettrale di Over The Mountain al
tourbillon di folk elettronico di Free Ride To Hell (che ricorda i Swans e si avvale dei cori della
cantautrice Shelly Bonnet). Quando il loro impeto si acquieta e la loro corsa all’autodistruzione
cerca un momento di stasi, il gruppo si rifugia nei lied romantici della title-track e di Scream (intro
per piano e voce, che si sviluppa in un satori gotico e si conclude nell’aria operistica finale affidata
al talento di Lucia Tumminelli). Quando la furia catartica si risveglia ecco il dark hard-rock di My
Friends e il soundtrack orrifico da film storico di Payback. Gli scenari di macerie post-apocalittiche
dei The Elephant Man sono il canto solenne di un’umanità mostruosa segregata in catacombe
industriali e un nuovo esempio di musica cyberpunk.

di ALFREDO CRISTALLO

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