LUIGI MATTIELLO Blessin’ Fire

Luigi Mattiello è un musicista e musicoterapeuta toscano (è nato a Fucecchio nel 1984). Dopo aver conseguito il diploma al liceo Socio-Psico -pedagogico, ha seguito seminari di pedagogia intuitiva, competenze musicali in ambito clinico e corsi di formazione su autismo e disturbi pervasivi dello sviluppo. Ha proseguito studiando canto terapeutico, danza sufi, contact e butho. Fra il 2007 e il 2009 segue la scuola triennale di qualifica professionale per la ricerca e la sperimentazione in musicoterapia e nelle arti presso il Centro Toscano di Musicoterapia ottenendo la qualifica di musicoterapeuta. Si avvicina poi alla scuola gestaltica e nel 2017 diventa musicoterapeuta, psicoterapeuta e Gestalt Counselor iscritto all’albo. Ha lavorato con la ONLUS Amici Di Elia, con l’associazione Culturale Spazio di Chloe (di cui è stato cofondatore), nei PPG Studios studiando l’applicazione della musicoterapia nel settore neonatale, oncologico, disabilità psichica e patologie degenerative attraverso la diffusione di suoni registrati con tecnica binaurale. Dal 2014 collabora col centro buddista di Pomaia come Gestalt Counselor e Musicoterapeuta, dal 2013 è insegnante di Canto Armonico come strumento di cura e scoperta di sé, dal 2009 svolge incontri formativi presso i centri di salute mentale toscani e con adulti sulla musicoterapia vibrazionale, terapia del suono e sviluppo delle potenzialità umane e dal 2012 è musicista, polistrumentista e performer in vari festival ed eventi di musica olistica in tutta Italia. Ed è in quest’ultima veste che ci occupiamo di lui dalla pubblicazione del suo primo album Blessin’ Fire per la Beng! Dischi avvenuto l’8 settembre 2021. In questo suo lavoro, Mattiello ha usato strumenti moderni ma più
frequentemente arcaici e tradizionali per comporre un percorso psico-spirituale attraverso la realizzazione di differenti passaggi sonori. Da queste premesse Mattiello erige una prassi che usa la musica elettronica come sottofondo a tecniche musicali che provengono direttamente dalle scale raga della musica indiana, dalla musica iterativa (ripetizione di un semplice schema sperando di lasciare un koan da risolvere per l’ascoltatore), dal descrittivismo cosmico di Klaus Schulze, da travolgenti passaggi esotici che creano carovane timbriche che lambiscono l’ambient house e il drone ambient (come nei Godspeed You Black Emperor, in Eluvium e Roy Montgomery) da una parte e la musica zen dall’altra. La strumentazione elettronica, come quella acustica, come i rumori ambientali tendono costantemente a creare un sound impregnato di spiritualismo atmosferico che incoraggia la comunione con le forze dell’infinito e dell’eterno. Questa musica cerimoniale si snoda attraverso passaggi ariosi usando la musica ambient in Landing On Earth e Praying To The Moon (per organo, archi ed echi percussivi di lontano Oriente), in Child’s Dream (per rumore di onde e campanelli) e nella saga galattica con continuum alla Ligeti di Breathing The Vision sospesa al semplice battito di un gong fino all’immersione in atmosfere misteriose che si riverberano all’infinito. Procede poi verso una musica più meditata ed acustica nella litania a metà fra musica medioevale e mediorientale di Waiting For Penelope, nella meditazione zen di Blessin’ My Fire per violoncello e percussioni casuali e nei mantra raga di Daimon e Soul And Animals. Un maggiore senso di umiltà si trova invece negli esperimenti naturalistici (al limite della musica per documentario etno-zoologico) di Look Inside (una texture per rumore di acqua che scorre, cinguettio di uccelli e percussioni orientali) e nella sonata per flauto con echi di jungla e di pagoda di Honoring The Past. Un più convinto ricorso all’elettronica è confinato nella parte finale dell’album: nel bordone elettronico di Itaca e in The Eye Of The Wolf (crescendo allucinato di tromba alla Mark Isham e colonna sonora da horror film). La musica di Mattiello esplora antri metafisici protesa verso l’essenza delle cose alla ricerca del suono interiore di cui favoleggiano i guru orientali. La sua liturgia riscopre un tono più intimo e raccolto, rifondando la musica cosmica e ambient come armonia universale invece che come schizzo fantascientifico, come fioretto francescano invece che ciclone sinfonico e in definitiva come musica di catarsi, infinitamente umana oppure come flusso di coscienza joyciano ma senza sovratoni tragici: un’esperienza post-mistica. Tutti i brani sono composti da Mattiello. La produzione è sua e di Nicola Barghi.

di Alfredo Cristallo

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