FLAVIO FERRI Fast Forward Vol. 1 The Blue Sunsets Of Mars

 

Flavio Ferri è un cantante, chitarrista e compositore d’avanguardia, la cui attività è stata per anni
indissolubilmente legata ai Delta V. I Delta V sono stati un gruppo di musica sperimentale che Ferri
ha formato con Carlo Bertotto (basso, tastiere, synth). I due (che si conoscono fin dagli anni
Ottanta) militavano inizialmente nei Vienna, un gruppo che ha pubblicato un solo album nel 1990
prima di sciogliersi. Ferri e Bertotto però continuano a collaborare insieme e pubblicano un album
nel 1992 intitolato I Fiori Blu. Dopo questa esperienza i due si dedicano alla produzione di jingle
pubblicitari poi nel 1995 firmano per la MCA e nasce la società di produzione Straker e Foster. Nel
1996 iniziano a collaborare col produttore Roberto Vernetti. I due firmano un contratto con la
BMG e formano i Delta V con Alice Ricciardi alla voce.

Quest’ultima lascia prima delle registrazioni del primo LP e viene sostituita da Francesca Touré. All’inizio escono i due primi singoli e nel maggio dello stesso anno esce il loro primo album Spazio ma è con il successivo singolo Se Telefonando (una cover di Mina) che i Delta V arrivano alla notorietà. In autunno dopo l’uscita di
un secondo singolo e un tour nazionale, Spazio viene premiato col premio Ciampi come miglior
album di debutto del 1998. Terminato il tour i Delta V accantonano il trip hop degli inizi optando
per un pop elettronico sostituendo la Touré con Lu Heredia per il secondo LP Psychobeat (fine
agosto del 1999). Poi vanno in tour con Ornella Vanoni. Psychobeat non ha lo stesso successo del
primo e nel 2000 pubblicano con la nuova cantante Gi Kalweit il terzo LP Monaco’74 (2001).
Seguono vari tour, uscita di nuovi singoli e un nuovo album Le Cose Cambiano (2004). La Kalweit
lascia e ritorna Francesca Touré che partecipa al quinto album Pioggia Rosso Acciaio (2006) che
riceve critiche molto positive. Nel 2008 dopo vari tour il gruppo entra in stallo e Ferri pubblica il
primo album solista Apparentemente Esisto. I Delta V risorgono nel 2017 e con la cantante Marti
Albertini, pubblicano nuovi singoli e un nuovo LP Heimat (gennaio 2019) che riceve critiche molto
positive grazie anche all’abbandono delle sonorità più pop. Agli inizi del 2020, Ferri decide di
riesumare i suoi archivi e pubblica l’album quintuplo Fast Forward. Il primo volume s’intitola The
Blue Sunsets Of Mars che esce il primo aprile per la VREC (gli altri nei giorni successivi). L’idea è
quella di un excursus nella musica elettronica che tiene conto delle intuizioni del krautrock, della
musica per film di fantascienza e dell’elettronica applicata alla musica per dancefloor. Una parte
del lavoro è dedicata a una costante esplorazione del tema della più profonda ed austera
spiritualità attraverso i mezzi della musica classica occidentale, la musica sacra occidentale e
l’elettronica del krautrock tedesco degli anni Settanta. Congelati in una musica spettrale e in uno
spiritualismo celestiale scorrono dunque il bordone cosmico fra voci d’oltretomba di Black,
l’incubo siderale cadenzato di Rotating e i flussi di coscienza di Heart, I’m A Plant e della title track
(la più elegiaca del lotto) che sembrano rincorrersi ed intrecciarsi nei grandi spazi vuoti
dell’universo. Il senso del mistero generato da queste pieces è usato sia per generare angoscia
nell’ascoltatore sia per incoraggiare una comunione con le forze dell’infinito e dell’eterno. Una
versione più terrena e meno catacombale di questo canone è dato dall’uso dell’elettronica per
mimetizzare più terrestri architetture dub come in Sight che accosta voci salmodianti, crepitii di
elettronica e percussioni sincopate e in Two Moons che nasconde un altro dub in una colonna

sonora da film di fantascienza. Procedendo verso un generale alleggerimento del sapore
metafisico di queste sculture sonore, Ferri perviene ad un’elettronica dai toni languidi alla Vangelis
(Descending) per sfociare infine in una versione più pop delle sue pulsioni per la musica sintetica in
The Mars Synthesizers Ensemble che ha già i piedi ben piantati sulle piste da ballo delle discoteche
chill out. Il percorso di Ferri in questo primo volume procede da un’astrattezza che sembra
vegetare nell’infinito senza dar luogo a sviluppi rilevanti, per passare attraverso un equilibrio fra
sensazionalismo melodrammatico e controllo dei suoni riciclando con minime variazioni una
pulsazioni poliritmica per dirottare infine il suo titanismo teutonico e futurista in una più subdola
arte commerciale.

di Alfredo Cristallo

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