RIGOLO’ Tornado

I Rigolò sono una band ravennate nata come progetto solista di Andrea Carella (voce, chitarra, sax, diamonica)nel 2010. Nello stesso anno venne pubblicato il primo album Cocoons Should Die Young e un brano (At Home) venne inserito nella colonna sonora della miniserie TV Le Cose Che Restano. L’anno successivo il gruppo si allargò a comprendere la violoncellista Jenny Burnazzi (che aveva militato con Carella nella band Comaneci e poi era diventata la sua compagna nella vita) e con Max Rassu al basso. Il trio registrò nello stesso anno l’EP Can You Hear Me (di 5 pezzi) rivelando il loro progetto di folk intimista e variegato propulso da un minimalismo sonoro e da strutture sonore a sfondo onirico e trascendente che rimarranno la caratteristica principale della loro produzione. Il successivo lavoro è del 2013 ed è intitolato Slangenmensch; nell’occasione il gruppo si avvalse della collaborazione di Andrea Mongardi (batteria) e di Alessandro Reggiani Romagnoli (ukulele, marimba). Dopo questo album, la band iniziò ad aumentare l’attività live (col nuovo batterista Andrea Napolitano) suonando anche in Germania a Lipsia per Radio Blau e concretizzando la collaborazione con Mattia Coletti , fonico, sperimentatore elettronico e produttore di svariate esperienze legate all’underground musicale. Con lui, il gruppo registra il terzo LP Gigantic (con Romagnoli al basso) che li vede allontanarsi dal folk originario e abbracciare soluzioni legate al suono e alla timbrica elettronica. Il tour di presentazione viene condiviso con gli Stems e si snoda fra Italia, Germania e Austria.

 

L’attitudine cinematografica li porta a collaborare col musicista/filmaker d’avanguardia Francesco Tedde. L’ultimo album esce il 16 febbraio 2018 col titolo di Tornado e segna un ritorno a sonorità più rilassate e nostalgiche. Gli arrangiamenti del gruppo sono diventati ancora più levigati spostandosi agevolmente e abilmente fra il progressive
rock catartico e nevrotico dei Mercury Rev (Happyness, solare e marziale immersa in un
sottobosco di distorsioni infernali), il romanticismo classicheggiante alla Luna (Mexico cantata con tono bisbigliato e trasognato) e la neopsichedelia ambientale di Roy Montgomery (la romanza ossessiva di Gone). Il violoncello della Burnazzi spazia su tutto il fronte d’attacco: l’affabulare logorroico e depresso dello strumento conosce tutti gli stati dell’umore dell’animo ma eccelle nell’imitare quelli più depressi e angosciati. Insieme a tutti gli altri strumenti contribuisce a creare una dialettica musicale che parte quasi in sordina in cui ogni strumento sembra cercare la giusta accordatura e il giusto posto nell’economia del pezzo per poi librarsi in un crescendo metodico e inarrestabile in un clima intenso ed ipnotico. Di questa alchimia vivono il blues leggero alla Lou Reed di Borders con chitarre contrappuntate ed evoluzione fiabesca, il dark punk strumentale di Tempesta e il reggae mimetizzato e decostruito dalle progressioni di chitarra e archi di Society.

Questo programma compositivo che eccelle sia nel creare flussi sonori cerebrali e rarefatti sia nel creare piccoli quadretti impressionistici trova ancora un’eccellente realizzazione in Two Tickets To Fly un salmo per organo scarno e disarticolato che sembra vivere come una tenue candela in una fredda chiesa medioevale e nell’allegra quadriglia finale di Bon Voyage finalmente un raggio di sole in un album che predilige invece le tinte cupe a quelle luminose. Trascendenti, geometrici e fisici i Rigolò hanno scoperto una nuova maniera di creare musica pop atmosferica partendo dagli arrangiamenti intricati e decostruiti del post rock. La produzione è di nuovo di Mattia Coletti e il disco è uscito per la label Antrotopia.

di Alfredo Cristallo

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