MAENIFESTO Veni Vidi Vici


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MAENIFESTO (scritto sempre in maiuscolo) è il progetto nato nel 2011 del 27enne cantautore e polistrumentista romano Augustus Gregorio Rossi. Augustus ha militato in varie band italiane e inglesi e le sue creazioni musicali sono state perlopiù pubblicate in Inghilterra. Purtroppo la crisi economica mondiale ha portato allo scioglimento dei gruppi di Augustus, che ha quindi deciso di programmare una carriera solista, iniziando a costruire le sue creature musicali col suo laptop, lavorando indefessamente chiuso per giorni e giorni nel suo freddissimo garage a Roma. Da questo periodo Augustus riemerge con una ventina di brani pronti, i primi dei quali divengono l’ossatura del suo primo EP del dicembre 2014 intitolato I e dedicato all’enorme crisi finanziaria che colpisce l’Europa (e in special modo i paesi dell’area mediterranea). Augustus non è esente da questi problemi che attanagliano praticamente 2 intere generazioni di giovani (fra le quali la sua) e per pubblicare il suo primo album, accetta molteplici lavoro precari alle condizioni più svariate e in orari impensabili. Il suo spirito di sacrificio e la sua abnegazione ricevono un primo riscontro quando il singolo Pantheon che anticipa l’uscita del debut album viene pubblicato e ben recensito nei magazine musicali USA, viene programmato in oltre 150 college radio, mentre altri suoi pezzi come Oh Venus e Neon Cleopatra vengono inseriti dalla Cleopatra Records in un box set dedicato al passato e al futuro della new wave di prossima pubblicazione. L’album di MAENIFESTO, intitolato Veni Vidi Vici esce infine il 9 dicembre del 2015. Innamorato come è evidente di storia romana (il titolo è una famosissima frase di Giulio Cesare), Augustus Rossi lo è altrettanto della musica industriale della new wave fra gli anni Ottanta e Novanta. Il suo mix d’avanguardia, techno e sperimentazione formano un saggio sulle esperienze di quel periodo. Il suo album in pratica fotografa l’intera epopea del genere dai suoi inizi all’insegna del radicalismo sonoro, passando per le sperimentazione fra futurismo, sonorità sperimentali, immaginario esoterico per concludersi nel ballabile sintetico. Programmaticamente infatti il brano d’apertura The Emperor’s Lament è imperniato su dissonanze sonore che citano tanto la musica disturbante dei Throbbing Gristle quanto l’espressionismo malato degli Hafler Trio. Altrettanto archetipica è la suite di Faith And Gods divisa in due movimenti: Pantheon che è una sinfonia elettronica di musica concreta e la lunga Minerva excursus classicheggiante esoterico su un blaterare da muezzin, squarciato da percussioni catastrofiche che si dissolve infine in cori di voci trovate e in una sonata per organo. L’esplorazione continua col folk depresso (alla Current 93) di For All Eternity, nella techno trance di Neon Cleopatra (la più adatta alle discoteche) e nel complesso dramma esistenziale di Prodigal Son dove una melodia reggae si dipana fra voci salmodianti, ritmiche dissonanti e suoni sintetici. La deriva dance si accentua nella suite finale di Caligula (il più stravagante, dispotico e depravato degli imperatori romani)diviso in tre parti: Oderint Dum Metuant (ossia Mi odino purché mi temano), una sonata futuristica per piano che viene sprecata in una trance techno buona per serate rave, Der Tanz Der Jungfrau Drusilla (ossia La danza della giovane Drusilla; Drusilla era la sorella con cui Caligola intratteneva rapporti incestuosi), un’altra sinfonia gotica alla In The Nursery e Total Despotism una serie di sovraincisioni vocali all’insegna dell’anarchia sonora. Veni Vidi Vici è un omaggio all’etica del fai-da-te: per quanto l’impianto venga a volte dilapidato in un sound corrivo rimane pur sempre una testimonianza di tenacia compositiva e di non comune maturità artistica.

di Alfredo Cristallo

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