UN GIORNO AD OPOLE LUNGO L'ODRA (l'Oder)

Oggi tutti si fregiano del titolo di «  Artista » anch’io stupidamente, orgogliosamente, narcisisticamente l’ho fatto e lo faccio ancora, ma sinceramente che cosa vuol dire ?Niente !! Non sei tu che devi proclamare il tuo stato agli altri, ma gli altri che devono spontaneamente dirlo a te ; forse cosi ci si puo’ sentire un poco legittimizzati a mettersi questa inutile medaglia.

In certi posti si dice che, quando uno non ha titolo, nè lavoro, si dichiara artista, o si mette a produrre cianfrusaglie, opere per poter passare il tempo e giustificare con gli altri la sua inattività. Per questo nei paesi, nelle città dove c’è tanta disoccupazione c’è una proliferazione di «artisti» : è comunque un modo di sopravvivere e darsi uno status sociale.

Oggi con questa crisi Goldman Sachs tutti sono artisti ! Con questo preambolo che non centra niente con quello che devo scrivere mi inoltro nell’argomento, il viaggio ad Opole in Polonia.

opole, un piatto di Pirogi

opole, un piatto di Pirogi

Un viaggio non è solo quello che si fa con il corpo ma anche con lo spirito ed il pensiero, si compra un libro lo si legge durante questo arco di tempo che è il viaggio , inteso come il trasporto di se in un altro luogo al di fuori di dove si vive ed il soggiorno in questo posto. Per me il libro scelto è quello di Banana Yachimoto « Kitchen » che mi trasporta in un universo lontano, popolato di manga giapponesi, cibo, cucine, mistero amore e morte. Tra le pagine di questo libro mi perdo tra suggestioni romanzesche e fatti reali della mia vita che come quella di tutti è popolata di fantasmi che appaiono e scompaiono secondo lo stato d’animo del momento. Sul pulman che mi porta verso Opole incontro una certa Monika , polacca con i capelli rossi che si auto proclama anche lei artista, vive a Strasburgo che dichiara una città morta, fatta di gelosie e razzismo, chiusa in se stessa in lobbies artistiche private ed inacessibili, poi si mette a inveire contro il bigottismo polacco fatto di religione cattolica e a suo dire di fascismo, corruzione e mafia(lo dice a me che sono italiano) poi mi dice che i polacchi sono come gli italiani riescono a cavarsela sempre senza aiuti dello stato. Ad Opole lei prosegue per Cracovia, io scendo dal bus e filo all’hotel a piedi.

il fiume Oder

il fiume Oder

 

Non vi sto a raccontare delle esposizioni che ho visto, del teatro o cavolate varie, ma di un pomeriggio piovoso , dopo un piatto di Pirogi me ne sono andato a camminare lungo le acque dell’Odra il fiume che attraversa la città di Opolski e Opole . C’era della foschia e tanti enormi corvi lungo i giardini che costeggiano la passeggiata pedonale lungo il fiume. Mi dico tra me: «  I corvi avranno un significato, sono un segno di qualcosa, boh… ».In un completo deserto d’anime, nessuno a parte me ed i corvi. Ad un certo punto però, vedo da lontano una figura che si contorce e odo una voce rauca gridare ; mi si ghiaccia il sangue e inizio a sudare freddo. Non so perchè, ma nonostante il timore mi avvicino a grossi passi verso questa figura umana. Quando sono ad una cinquantina di metri distinguo bene, un uomo di una sessantina d’anni, completamente nudo, pieno di muscoli ed una grossa pancia compiere come un rituale , una danza , ripetere gli stessi gesti : corre , salta, poi lancia le sue braccia a destra e a sinistra , gridando un canto senza senso per me e poi si distende in gionocchio sull’erba accanto al fiume, tutto questo per un ora buona.

Io maledico di non avere portato con me nè la macchina fotografica, nè il telefono che ho dimenticato in hotel. L’uomo dopo quest’ ora buona si accorge di me e si ferma a guardarmi , si avvicina di una ventina di metri, io non so se andargli incontro in modo minaccioso , oppure fuggire, lo guardo anch’io fisso negli occhi.

Mi accorgo che ha un pene enorme ma non è in erezione, dopo qualche minuto l’uomo riprende il suo rituale senza curarsi più di me, io decido di passargli davanti e continuare la mia passeggiata, lui incurante continua i suoi movimenti coreografici come stava facendo prima.

Vincenzo Cirillo

 

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