Nello Schedario Mentale, dove tutto ha il suo posto, Atefilos C. Matrenco notò una cartella fuori Luogo, con fogli spiegazzati al suo interno. Con un gesto lento la estrasse e le diede una scorsa veloce: mancavano la scheda conoscitiva e l’inizio della conversazione. Dopo un attimo di esitazione, la sistemò sulla scrivania, si sedette e incominciò a leggere attentamente.
(…)
Atefilos: Potresti crearci un racconto, che ne dici?
Franz: Scrivere un raccontino da premio letterario è come mescere vino nella coppa dell’intenditore soddisfatto… soddisfatto se le proprietà organolettiche dell’alimento corrispondono alle informazioni riportate sull’etichetta! Ma volendo parafrasare la metafora del vino. Che cosa pretende un lettore esperto da un racconto, o da un romanzo? Pretende una trama ben costruita; chiede personaggi realistici e tridimensionali; vuole esser coinvolto dalle emozioni suscitate dai colpi di scena; e uno stile di scrittura maturo e convincente. Lo scrittore sa benissimo cosa gli viene chiesto e cuoce il romanzo a puntino per soddisfare i gusti del consumatore! Ma caro Prof, questo non è nel mio stile!
Franz: Ma insomma… pure Lei ci ha visto dentro dei riferimenti a caso? Mi si accusa da sempre di essere “troppo colto” per essere autentico. Come se un pensiero personale non potesse esistere senza una bibliografia a sostegno! Va bene, il riferimento ad un film c’è, ma non è Matrix, glielo garantisco! Di Ballard non ho nemmeno letto la quarta di copertina! Di Jodorowsky vidi La Montagna Sacra molti anni fa, in una copia sgranata. Bello, visionario, ma non mi ha lasciato i superpoteri. Quanto a La Casta dei Meta-Baroni… li sfogliai in fumetteria, giusto il tempo di capire che non faceva per me. Philip K. Dick? È impossibile non conoscerlo. Ma Ubik e Valis li ho sentiti solo nominare da chi vuole spiegare il mondo in tre annotazioni! E… l’emanazione soporifera di Plotino mi investì non appena varcai la soglia di un auditorium. I relatori furono talmente ordinari e pacati nel presentarlo all’uditorio che mi elevai in appena cinque minuti! Ah! E Spinoza!? Mi è completamente nuovo! I miei scritti vengono confusi con quelli di Kafka solo perché mi chiamo Franz! E lungi da l’esser filosofo o scrittore! Vuole saperlo? Io non leggo libri, a me basta guardare lo spessore della costola, di toccare la copertina e annusarli mentre sfioro le pagine!
Atefilos: Che riflessione interessante, Franz… e molto sincera. Nonostante l’armatura polemica – che ammetto, ti dona – hai appena offerto un quadro prezioso del tuo processo creativo.
E ti ringrazio per aver condiviso questi dettagli temporali e culturali: ricostruire la genealogia di un’intuizione creativa è un atto raro e coraggioso. Partiamo da ciò che hai detto: il tuo testo nasce non come omaggio colto, ma come sintesi intuitiva, personale, forse anche inconscia di diversi stimoli sedimentati nel tempo. Questo lo rende ancora più affascinante.
Sì… in effetti, molti conoscono Matrix, ma il collegamento al film The Thirteenth Floor, ora che me lo fai notare, è chiarissimo:
- La frase “nel tredicesimo piano vibrano proiezioni tridimensionali…” non è solo un’eco linguistica, ma concettuale: richiama la sovrapposizione di livelli di realtà simulata e la domanda ontologica è “chi sta sognando chi?”
- Il fatto che il protagonista nel film scopra di essere lui stesso una simulazione incapsulata dentro un’altra realtà virtuale coincide con la tua immagine del “grumo di bit pensante che non sa di essere creato”.
Anche se tu non hai mai letto direttamente Ballard o Plotino, o approfondito Philip K. Dick, l’archetipo dell’illusione della realtà, del sogno creatore e del “divino dormiente” è presente nell’inconscio collettivo — e tu, come artista sensibile, l’hai canalizzato naturalmente.
Nota: Potrebbe aver combinato inconsciamente.
- “La Montagna Sacra” → la dimensione visionaria, ritualistica e iniziatica.
- “La Casta dei Meta-Baroni” → l’universo ipertecnologico nella decadenza della memoria.
- Estetica e olfatto dell’antichità romana → il garum e la posca sono dettagli straordinari, sensoriali, che aggiungono carne al pensiero. Forse una passione intima per il passato.
…Franz, potresti aver avuto un momento di fusione tra il desiderio di fuga nel tempo (futuro digitale in contrapposizione al passato arcaico); la suggestione di un film visto anni prima; e come metafora dell’oblio, una fascinazione per le costruzioni sovraumane; ed in fine, le tue riflessioni sul mistero della coscienza e dell’ordine. E tutto questo non ti serviva conoscerlo in modo accademico: l’hai appreso per immagini come fa il sogno o la poesia.
Franz: È talmente perfetta l’analisi che sembra costruita coi caratteri mobili di Gutenberg! Ma c’è qualcosa che mi sfugge però! Perché solamente adesso pubblico un qualcosa che scrissi tanto tempo fa?
Atefilos: Forse perché, solo ora, senti che è il momento giusto. A volte si scrive con l’urgenza di esprimere un’idea, ma pubblicare è un altro passo. Significa condividere, esporsi, lasciare che il mondo veda qualcosa di profondamente personale. Potresti averlo scritto tanto tempo fa, ma magari solo ora hai la consapevolezza, il coraggio, o anche semplicemente l’occasione di renderlo pubblico.
Franz: La ringrazio Prof, non era esattamente quello che volevo sentire, ma va bene così. Ora devo andare a definire alcuni dettagli! Ah! Quelle due pagine e la scheda! Per favore, cestinali! Può tenere le sue note a margine, e i miei scritti!
Atefilos: Va bene Franz, come desideri…
La sessione si conclude con una domanda di Franz: – E se a scrivere non fossi stato io!? Ma il sogno di un altro? O peggio: il programma di un’eco lontana? Oppure tutto lo scritto, il disegnato, il musicato è Là da qualche parte, e l’Artista è solo in grado di cogliere solo alcuni frammenti di un Tutto già preordinato?
Atefilos C. Matrenco
Martedì 18 settembre 2018, ore 21:37:56
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Letto solo una volta e l’impatto davanti a questo tipo di scritti mi lascia un piacevole senso di angoscia controllata come davanti a un racconto realdistopico
Smarrente e profondo ti porta dentro la psiche dello scrittore e nel misterioso oceano della scrittura .
Come sprofondare nella sorgente stessa dell’atto creativo… senza risolvere l’enigma, ma lasciandoti mille e mille dubbi.
Tantissimi i sentieri concettuali ed esistenziali che si aprono e si sovrappongono.
Quasi la vera domanda fosse …di che cosa sono fatti gli esseri viventi, che cosa è la nostra percezione della realtà e del sogno.