VIVITEATRO PRESENTA E allora non chiamatemi Faber, Teatro ERA, Pontedera (PI)

Quando si portano in scena artisti che si pregiano di un’aura di miti come De Andrè il rischio è quasi sempre quello di cadere nel banale e di fare scivolare lo spettatore nella vuota sedazione del già visto. Del resto un oltre venticinque anni alla morte di è già detto e scritti quanto più possibile. Eppure stavolta si è avuto uno sguardo nuovo sulla sua poetica. Non un mero omaggio che ripetesse le sue canzoni, cosa che a De Andrè stesso probabilmente avrebbe annoiato, ma una reinterpretazione dei suoi brani attraverso la vice narrante e la presenza scenica di Ester, interpretata da Maria Triggiano. Una donna, Ester, che le vicissitudini della vita portano a prostituirsi per le strade della bella Genova, come la celebre Bocca di Rosa cantata da De Andrè, e che si vede portar via l’unica figlia, a cui aveva dato il nome di Libera (e qui il conoscitore di De Andrè coglierà la citazione) per ritrovarla poi più avanti, poco prima di lasciare questo modo senza rimpianti né paure. È la rabbia per essere costretta a prostituirsi, derisa e additata dalla gente perbene, che ci introduce la storia analoga del nano che una volta giudice si vendica delle ingiustizie subite. Ed è proprio lei, Francesca Triggiano, lei che dà l’avvio allo spettacolo ricordandoci la data dell’11 dicembre 1999, quella della scomparsa del cantautore, proprio leii la figlia Libera tanto cercata dalla madre prostituta Ester e il cui abbraccio finale avviene sotto le note di Amici Fragile concludendo l’opera. Quel che avviene in mezzo è un viaggio tra l’alluvione che travolse Genova cantata nella storia d’amore surreale che è Dolcenera, passando per il massacro del fiume Sand Creek a Don Raffaé, Via del Campo, Il Pescatore e altre opere della vasta poesia del cantautore genovese. Che, sì, ne siamo certi, quest’omaggio lo avrebbe certamente apprezzato.

M. Puccioni

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