Molotoy è il nome d’arte di Andrea Buttafuoco, un sound designer e sound editor romano (non so
se ci è nato ma di sicuro ci vive). Ha scritto musiche e collaborato con diverse compagnie di danza
contemporanea (fra cui Emanuel Gat, Frantics Dance Company, Spellbound Contemporary Ballet,
Idan Sharabi, Dunya Jocic, Dor Mamalia, Brandon Lageart, Marco Di Nardo, Juan Tirado). Ha
fondato la band Molotoy che negli anni ha visto alternarsi vari musicisti, finché non ha deciso di
continuare la sua esperienza musicale da solo. Dopo aver frequentato un corso di post-produzione
ed aver ottenuto le qualifiche di Avid Pro-Tools Certified, ha iniziato ad occuparsi di sound design,
sonorizzazioni e mix per Netflix, Amazon, Disney +, RAI, Fox, Discovery e altri e ad inizio 2024 ha
iniziato una fruttuosa collaborazione col rumorista Marco Ciorba, uno dei migliori del campo della
nuova generazione. La sua produzione discografica inizia nel 2012 con l’album The Low Cost
Experience per la Modern Life/Audioglobe: il disco riceve buoni consensi di critica e pubblico e il
gruppo condivide il palco con artisti come Nosaj Thing, Pelican, Civic-Civic, Bud Spencer Blues
Explosion e Mokadelic. I brani dell’album godono di diversi passaggi a Radio Rai 2 e 3, Radio
Brussel, Radio Rock e circuiti indipendenti. Nell’ottobre del 2016 pubblica il suo secondo album
The Most Intelligent Child per la Kibumi Records a cui segue un lungo tour. Bisogna dunque
aspettare altri otto anni per arrivare al suo terzo album Music For Ministeriali che viene pubblicato
il 6 dicembre 2024 ed è autoprodotto e distribuito dalla Promorama. Il titolo designa il
rovesciamento di condizione fra l’autore stesso che è a tutti gli effetti un free-lancer e il lavoro dei
Ministeriali (e in genere da i lavoratori del settore pubblico) che possono godere il piacere di
sentire la musica fluire durante il loro lavoro o dopo il loro tempo di lavoro essendo immuni dai
disturbi di concentrazione che affliggono le P.IVA intrappolate nel continuo vortice di contatti da
coltivare, ansia da inattività, frenesia da auto-promozione, fatturazioni elettroniche, recupero
crediti e crisi esistenziali. L’album esce anche come riflessione dell’autore sulla fine del proprio
rapporto sentimentale. Sia concettualmente che musicalmente il riferimento più ovvio sono i gli
album di Brian Eno Music For Films e Music For Airports con il loro concetto fondamentale di
musica da sottofondo, colonna sonora di una (quieta) vita quotidiana. Questo linguaggio è fatto di
atmosfere sospese, quiete soprannaturale, nebbioline metafisiche, vortici galattici, fremiti
impercettibili che fanno da cornice a uno spaventoso senso di vuoto. Ma c’è anche di più. Molotoy
concepisce i suoi pattern sonori come musica minimalista, cerimoniale, contemplativa, ora
celestiale, ora lugubre (la struttura raga di Se Una Notte D’Inverno Un Viaggiatore; un evidente
riferimento a Italo Calvino). Quella che è un’esaltazione francescana allo spirito della vita è il
culmine di un’arte che si dipana in un susseguirsi di vertigini ipnotiche, torpori allucinogeni,
immensità sonore quasi sacrali. La traiettoria dell’album può quindi assumere le forme di musica
per droni (l’atmosferica Senza Di Te, 27 con la sua tecnica puntillinista, la gotica Bambina Che
Gioca A Sassetto) spesso concepita per trasmettere un senso di nervosismo (Piove Sul Nostro
Cocktail) o tensione (La Geografia) oppure la semplice casualità (Lexotone). Oppure può assumere
la forma di musica ambient tout-court (Folagra con echi di elettronica glaciale e spaziale, Onde,
You, la cosmica Ricordi A Piazza Indipendenza, Soave). Il risultato è una pratica compositiva sonora
insieme espressionista e subliminale. Lo zenith di questo programma musicale è l’immenso
bordone cosmico di TFR che ricorda i primi Popol Vuh, posto volutamente alla chiusura dell’album.
Tecnicamente questa è musica per un solo strumento: qualsiasi siano le fonti, esse sono fuse in un
sound multi-sfaccettato (come un’onda cosmica) che agisce come se fosse un solo strumento (con
un effetto soprannaturale). Molotoy concepisce la musica come una deriva di melodie lontane, un
eco confuso e appannato di una canzone cantata un milione d’anni fa in una galassia distante
milioni di anni luce: il suo è un manufatto sonoro consegnato alla trascendenza e
all’immaginazione pura.
di Alfredo Cristallo