WE ARE SCIENTISTS Megaplex

I We Are Scientists sono una band californiana formatasi a Claremont nel 2000 su impulso di Keith Murray (voce, chitarra), Chris Cain (basso) e Michael Tapper (batteria). Il gruppo era attivo nel circuito dei college californiani (i membri erano ancora studenti) e sfornò il primo LP Safety, Fun And Learning nel 2002 e a ruota tre EP Bitchin’ (2003), In Action (2003) e The Wolf’s Hour (2004) tutti autoprodotti. Il successivo LP With Love And Squalor (2005) venne prodotto dalla EMI/Virgin e li catapultò verso il successo grazie a un’accurata promozione (un videoclip per ogni singolo) e a vari tour con gli Arctic Monkeys, Maximo Park e Mistery Jets in cui riuscirono a suonare anche in Gran Bretagna. Il singolo Nobody Move, Nobody Gets Hurt del 2005 fu un altro successo, aggiudicandosi l’Xpression FM Number One.

Nel 2007 suonarono come spalla dei Kaiser Chiefs, dopodiché Tapper lasciò il gruppo e venne sostituito da Andy Burrows. Nel 2008 la band pubblicò Brain Thrust Mistery, seguito da Barbara (2010), TV En Francais (2014) ed Helter Seltzer (2016). In questi album, il gruppo ha costruito un suo stile che rastrella elementi dal pop vintage e romantico degli Shoes e da quello surreale dei They Mighty Be Giants (altro famoso college group), dal synth pop elettronico e melodico dei Magnetic Fields, dei Tears For Fears e degli Orchestral Manouvres In The Dark per approdare allo stile più orecchiabile del brit-pop degli ultimi 20 anni (Editors, Franz Ferdinand, Killers, Interpol, Arctic Monkleys). Il loro stile si fa notare per la pulizia formale, i raffinati arrangiamenti e quel tocco di già sentito che rende difficile capire al primo ascolto se siano un gruppo degli anni Ottanta, Novanta o Duemila: probabilmente appartengono a tutti e tre e se tanto mi dà tanto non sono lontani dalla lezione sul pop dei Big Star di Alex Chilton e dal glam pop di Marc Bolan (attivi negli anni Settanta).

Il nuovo LP uscito l’1 febbraio 2018 col titolo di Megaplex accentua sia le tendenze dance ( corollario implicito del synth pop) sia l’uso delle tecniche digitali grazie anche alla produzione di Max Hart, già collaboratore della reginetta dance-pop Katy Perry. Questo al fine di smussare gli angoli di un sound a volte spigoloso, a volte leggero e accattivante. Programmaticamente l’album si apre col synth pop anthemico di One In, One Out (doppiato verso la fine dalla più simpatica You Failed), per proseguire coi power pop atmosferici di Notes In A Bottle, Kit e Now Or Never, col boogie sintetico e rallentato di Heart As A Weapon e col garage di Your Light Has Changed. Mentre Not Another Word (col suo groove eccellente) e Properties For Perception (con i suoi brividi prog) saranno probabilmente potenziali hit rispettivamente da dancefloor e da classifica, il gruppo dimostra la sua arte smaliziata (e al limite del manierismo) col pop psichedelico di No Wait At Five Leaves.

Se gli Shoes funsero al loro tempo da ponte fra il Merseybeat, il surf e il power pop romantico, i We Are Scientists saranno fra gli edificatori del pop leggero degli anni Dieci e chissà cos’altro. La risposta al prossimo album…

di Alfredo Cristallo

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