L’OSTRUZIONISMO PARLAMENTARE E LA SCARSA MEMORIA STORICA DI CHI SI STRACCIA LE VESTI

no20global

 

Lungi da me l’esser tacciato di Grillismo, ma in un parlamento come quello attuale, assopitosi nel soporifero abbraccio tra due schieramenti opposti che hanno monopolizzato la maggioranza, il ricorso all’ostruzionismo merita, quanto meno, il rispetto di coloro che ancora aspirino a definirsi democratici. Gli elettori del PD (ma anche quelli del PDL e di Scelta civica) si scandalizzano per l’ostruzionismo praticato in parlamento e per gli emendamenti presentati dal M5S. I limiti dell’esercizio del diritto di opposizione sono definiti nei regolamenti parlamentari, ma i regolamenti parlamentari sono previsti nella Costituzione e il diritto di libera espressione, la tutela delle minoranze e cose del genere sono garantiti dalla Costituzione. Nel parlamento della democratica Inghilterra (dalla quale abbiamo ricavato molte il fenomeno viene indicato con un nome pittoresco: filibustering, cioè comportamento da filibustiere, da corsaro ma anche riconosciuto come un esercizio di democrazia ed uno tra i pochi strumenti che consentono di rendere visibili le proposte alternative più qualificate delle opposizioni. L’ostruzionismo parlamentare, antico quanto le assemblee, si manifestò, con caratteristiche simili a quelle odierne, in Europa alla fine del sec. XVIII alla Camera dei Comuni inglese; al Congresso americano apparve la prima volta, nel 1841. Nel parlamento repubblicano del dopoguerra quasi tutti i partiti hanno fatto uso dell’ostruzionismo, in forme ben più estreme con i famosi discorsi “fiume”, a cominciare dal PCI con Togliatti, nel 1949, per la dura opposizione contro la Nato. Nel corso della terribile settimana dal 12 al 18 marzo, in cui si discusse sulla adesione dell’Italia al Patto Atlantico, l’ostruzionismo dei partiti Comunista e Socialista fu praticato in vari modi e vennero programmati 170 discorsi di deputati nella sola seduta-fiume durata dal pomeriggio di mercoledì 16 fino alla tarda sera di venerdì 18, dopo 51 ore filate. “Via l’Italia dalla Nato, via la Nato dall’Italia” era lo slogan. La Nato che poi fu riconosciuta da tutte le sigle in cui si è trasformato il PCI.Un posdto di rilievo nella storia dell’ostruzionismo spetta a Giorgio Almirante che riuscì a parlare a “braccio” per 11 ore filate. Ma il primo posto tra i maratoneti dell’ostruzionismo spetta a tale Enzo Capalozza eletto nelle fila del PCI, che si opponeva alla cosiddetta “legge truffa”, definita così perche attribuiva un modesto premio di maggioranza del 15% a chi raggiungesse il 50% dei voti. Oggi il PD alla camera dispone della maggioranza assoluta grazie ad una legge che non prevede soglia minima per avere tale eccezionale beneficio in termini di seggi. Sic transit gloria mundi. In queste condizioni reputo ancor più comprensibile l’ostruzionismo, che viene spesso riconosciuto come metodo di difesa delle minoranze parlamentari e che viene spesso riconosciuto come metodo di difesa delle minoranze parlamentari e che oggi è oggettivamente compresso dalle “larghe intese”. Tra le altre cose il diritto all’ostruzionismo, dopo gli eccessi del passato, è stato regolamentato limitando il tempo degli interventi (se non sbaglio) a 45 minuti. Sono tutt’altro che simpatizzante del M5S ma alcuni commenti, e lo stesso post iniziale, sono viziati da scarsa memoria storica delle proprie origini e scarso rispetto del diritto di opposizione, il che fa pensare che non siano cambiate molto le cose rispetto a quando l’attuale PD si chiamava PCI. Il tour de force dei parlamentari grillini merita dunque il nostro rispetto, se non nella sostanza delle proposte, quantomeno nel metodo e nell’impegno profuso.

Alessandro Tantussi

4 comments to “L’OSTRUZIONISMO PARLAMENTARE E LA SCARSA MEMORIA STORICA DI CHI SI STRACCIA LE VESTI”
4 comments to “L’OSTRUZIONISMO PARLAMENTARE E LA SCARSA MEMORIA STORICA DI CHI SI STRACCIA LE VESTI”
  1. Mi ricordo che in uno dei 4 licei che ho girato per motivi che nn sto qui ad elencare, e precisamente l’ultimo, il professore di filosofia che era di destra ci parlò di un autore di destra e di un libro che era ed è tutt’ora secondo me quanto di più democratico ed attuale si possa immaginare. E’ un libro che mi è molto rimasto impresso e che secondo me sarebbe da rispolverare e calza a pennello quanto detto fino ad ora nell’articolo di Alessandro Tantussi. Parlo del “Trattato del Ribelle” Di Ernst Junger, non so se qualcuno lo conosce o l’ha mai letto, ma ne vale la pena. Inoltre ricordo che trovai la lettura anche molto scorrevole…
    http://it.wikipedia.org/wiki/Trattato_del_Ribelle
    Chiara Moraglio

  2. confesso la mia ignoranza, ho letto su Wikipedia di Junger. Sono convinto che il concetto di “libertà” e quello di “difesa delle minoranze” sia più patrimonio della destra classica liberale (e liberista)che della sinistra. Forse un po’ meno per la destra attuale, un tantino più “becera” e dalle origini meno certe. Sono perfino convinto che la rappresentanza dei più deboli sia interpretata meglio dalla destra che dalla sinistra. Purtroppo la sinistra è stata abile nel far passare nell’immaginario collettivo la rappresentazione della destra come quella dei ricchi, degli affamatori, dei profittatori. Io credo che la vera distinzione fra destra e sinistra (forse non è vero che “oramai” siano categorie superate) consiste nel concetto di stato. A sinistra si preferisce ancora uno stato che tutto fa, tutto regola, tutto dispone di tutto si occupa e, inevitabilmente, costa dunque di più. A destra uno stato che si limita alle funzioni essenziali e lascia i cittadini più liberi di scegliere sulle questioni meno essenziali per il corrett svolgimento della convivenza civile.

    • d’accordissimo. Più che altro la dittatura da entrambe le parti non ha rispecchiato gli ideali di partenza e ha deluso gli animi, parlo di Stalin, Hitler, Mussolini indistintamente. Lo stato concepito dalla destra addirittura forse è meno spartano di quello concepito dalla sinistra, paradossalmente, almeno agli inizi… purtroppo dalla teoria alla pratica c’è sempre un abisso… 🙂
      Chiara Moraglio

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