RIFLESSIONI AI TEMPI DEL coronavirus…

Era il tempo dei sacrifici, delle soluzioni cercate insieme. Erano giorni in cui a far meno domande erano i bambini. Era il tempo della fuga da un nemico invisibile, della cura tra le corsie, delle corse senza respiro, tra gli affanni e la disperazione di sguardi increduli ed esausti. Erano giorni circondati da eroici camici bianchi, rivestiti di strane maschere che non ricordavano alcun Carnevale, nemmeno quello appena passato, nemmeno quello mai esistito allora. Paesi e città, protetti da introvabili mascherine, si rintanavano nella paura, sotto un sole che non smetteva di splendere. Molti mesi strani prima di quel tempo…mai così poca pioggia e mai quell’anno così tanto sole, forse giunto proprio a illuminare settimane tanto buie…come se potesse far sopportare tutti gli abbracci mancati e la luce scaldare le pareti di stanze sempre uguali, tutto il giorno, ogni giorno, striate dalle martellanti voci della tv e dei suoi telegiornali. Era il tempo in cui l’amore si esprimeva a distanza, toccandosi con premurosi sguardi, i più preziosi, senza però potersi mai vedere. Saluti solo virtuali erano quelli con gli amici e con i propri cari, soprattutto con i più deboli. Fortissimi abbracci col pensiero per stringere nonni fragili nell’amore più vero. Erano giorni in cui si sperava di essere sani, giorni inquieti, fatti di negozi chiusi e strade vuote ma di case ritrovate, ricche dei colori dei bambini, di una mamma e di un papà, lontani dai consueti luoghi di lavoro. Era il tempo dei canti intonati con sconosciuti, ognuno dal proprio balcone…e di qualche utile risata in più, sdrammatizzando e sentendosi uniti con messaggi inviati in un clic, per sostenersi in un unico abbraccio. Erano giorni insoliti, in cui si apprezzava davvero ciò che sempre si dava per scontato e in cui si aveva anche il tempo di stare con se stessi. Finalmente il tempo aveva imparato a scorrere lento. L’ orologio camminava piano in casa, scandendo anche i compiti dei giocosi bambini, chini sui libri e di grandi e piccoli davanti ad uno schermo nuovo, fatto però dei soliti doveri quotidiani. Erano giorni davvero strani, dove si imparava tanto, a leggere di più, a riflettere, ad ascoltare…Verrà un giorno in cui cambieremo, perché cadrà la certezza che non ci si sappia fermare…ed è già arrivato, proprio in quel tempo. Verrà un giorno in cui capiremo che il nostro mondo può capovolgersi in un istante e così farci ritrovare l’importanza delle cose più semplici, o forse è già arrivato, proprio in quel tempo.

 

Marlene Ravetti

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