TV LUMIERE Avrei Dovuto Odiarti

 

I TV Lumiere sono un gruppo di Terni formatisi nel 1999 attorno al nucleo centrale dei fratelli
Persichini, Federico (voce, chitarra, e-bow) e Ferruccio (chitarra, piano, e-bow). A loro si
aggiungono nel 2002 la bassista Irene Antonelli e il batterista Yuri Rosi. Influenzati dall’ascolto di
Swans, Nick Cave, Sonic Youth, pubblicano nel 2001 un EP omonimo autoprodotto che li porterà
ad iniziare una buona attività live e ad aprire i concerti degli Ulan Bator. Dall’amicizia col cantante
Amaury Cambuzat nasce una collaborazione e sarà proprio Cambuzat a produrre il loro primo
omonimo LP che esce nel 2005. Segue un lungo periodo concertistico finché nel 2008 esce il
secondo disco della band intitolato Per Amor Dell’Oceano (prodotto da Paolo Messere per la
Seahorse Records) che apre il sound del gruppo verso un cantautorato di mestiere e una maggiore
attenzione a soluzioni folk negli arrangiamenti. Nel terzo album uscito nel 2011 Addio ! Amore Mio
per la Acid Cobra Records il gruppo si trova di nuovo a collaborare con Cambuzat. Nell’estate del
2015 Irene Antonelli lascia il gruppo e viene sostituita da Alessandro Roncetti, amico di vecchia
data del gruppo.

 

Questa nuova formazione perviene dopo otto anni di distanza dall’ultimo album
alla pubblicazione del nuovo LP Avrei Dovuto Odiarti che esce il 22 marzo 2019 per I Dischi Del
Minollo. Il nuovo album è un vero e proprio trattato iperrealista sul malessere della condizione
umana e per questo recupera l’esistenzialismo gotico dei Breathless, il decostruzionismo
trascendente di Slint e For Carnation, lo slo-core plumbeo dei CSI (i riferimenti a Linea Gotica sono
evidenti a partire dalle parti cantate) e il folk alieno astratto e arcano dei Comus e dei Sand (fra gli
alfieri del weird folk anni Settanta). Questa sorta di musica da camera fin de siecle è capace di
recuperare tanto i canti contadini e partigiani quanto l’atmosfera dei noir francesi degli anni
Cinquanta (un tipico esempio è la ballata elegante di Fondo Alle Ancore !) e nello stesso tempo usa
un’impalcatura classicheggiante per creare atmosfere da incubo immerse in un’inesausta tensione
psicologica. L’effetto è ipnotico come nei blues più notturni o nell’acid-rock più dilatato:
l’alternarsi di canto bisbigliato, orchestrazione classica, battito anemico ed evoluzioni strumentali
di chitarra e piano tendono ad erigere un iceberg di suspence tragica con effetti sconvolgenti. In
parole povere è come osservare un immenso oceano di calma mortale (il madrigale medievale di Il
Tranello). Il tetro rosario si apre con la marcia funebre di L’Indifferenza e prosegue con la trenodia
di Appartamento Sul Lungonera (con echi dei Diaframma) e le ninnananne di Canzone Bianca e La
Strage Di San Valentino che introducono elementi di slo-core e quel folk classicheggiante riveduto
in chiave post modernista che rende più tenebrose le ballate di Un Sicario (propulsa da abulici
accordi di chitarra e venata da suggestioni morriconiane) e Ipotesi Di Ritirata. La marcia marziale di
Sonny J. Barbieri che chiude il disco annaspa all’inizio fra le consuete atmosfere depresse per
evolversi finalmente in un violento attacco di chitarra noise che è quasi come una boccata
d’ossigeno dopo tanta malinconia. Questa musica mette in evidenza estrema pazienza ed
intelligenza, non mostra passione o particolare slanci emotivi perché non è interessata ai facili
dividendi ma agli investimenti a lungo termine: solo alla fine dell’album ci si accorge di quante
cose siano successe e quanto sia più ricco il mondo della musica. Danno una mano Giorgio
Speranza al piano e Ada Maya Antonioli alla voce in Appartamento Sul Lungonera. La produzione è
del gruppo e di Carlo Zambon.

di Alfredo Cristallo

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