NERO KANE Love In A Dying World

Nero Kane è il nickname del cantante e chitarrista milanese Marco Mezzadri. Conosciutissimo nella scena underground italiana ha pubblicato nel 2016 il suo primo album Lust Soul nel 2016 firmandosi semplicemente NERO e proponendo fin da allora un suono oscuro e scarnificato.Insieme alla visual artist e performer genovese Samantha Stella (che suona anche le tastiere) presenta a Milano e Los Angeles la performance Hell23. Dopo diversi altri progetti a firma

Corpicrudi e un lungo viaggio negli Stati Uniti il nuovo progetto del duo accompagnato da un film omonimo si intitola Love In A Dying World che viene pubblicato nel novembre del 2018 per la American Primitive e distribuito in Italia nel febbraio del 2019. Affascinato dal folk acustico, dalla psichedelia, dalle atmosfere della darkwave e soprattutto dai grandi spazi desertici, Nero Kane (e la fida Samantha Stella) licenziano un lavoro prevalentemente acustico le cui principali coordinate sono il registro vocale di Kane tenebroso ed esistenziale (con una punta sinistra da dannato eterno), gli arrangiamenti spettrali e siderali dove il bisbiglio psichedelico rivela la sua valenza psicanalitica, di duale e opposto all’urlo espressionista ma altrettanto terribile proprio perché rimanendo contenuto risulta ancora più innaturale e la propensione verso atmosfere desolate e suggestive (influenzate tanto dal gotico britannico quanto dal desert rock statunitense degli anni Ottanta) dove lo stesso concetto di canzone si sgretola a poco a poco e funziona come un acquerello a-temporale del paesaggio torturato e terrificante del deserto.

Il rosario di queste composizioni che appaiono come sospese sul nulla ma su un nulla minaccioso (come un serpente a sonagli nascosto) si apre con la lugubre nenia psichedelica con tanto di organo surf evocativo di Black Crows e si snoda attraverso una serie di psych folk sempre più onirici e disperati come I Put A Spell On You (a un passo dal suicidio), Now The Day Is Over (con tema arcano e ripetitivo alla Black Sun Ensemble) e Dream Dream (con tema progressive di organo). Le varianti a questa sorta di country-western cupamente abitato dai fantasmi sono i brani dove la chitarra recupera una magistrale classicità per disegnare l’arabesco acido e di grande potenza drammaturgica di Desert Soul, l’esoterismo lisergico di Living In The Edge Of World (cantato come fosse una confessione) e la filastrocca spettrale per chitarra,

piano e organo di Because I Knew When My Life Was Good che introduce una nota quasi estatica agli accordi chitarristici; una soluzione ripetuta nelle successive Eleonor dove la psichedelia si innalza fino ad un mantra cosmico di organi celestiali e nella fiaba raga dell’orrore e della malinconia di So Sad. L’album si chiude all’altezza delle premesse e dello svolgimento con la ninnananna per piano e chitarra della title-track unico pezzo totalmente
strumentale dell’album.

Love In A Dying World è un album di atti di contemplazione intensa,
angoscianti in quanto interiorizzati, testamenti di una forma di trascendenza atea dove la stessa musicalità appare come una lente deformante attraverso la quale nulla sembra più ciò che è, e tutto sembra “altro”, “oltre” e “dopo”. Produce Joe Cardamone (The Icarus Line) già attivo con Warren Ellis, Stooges, Jesus And The Mary Chain e Cult.

di Alfredo Cristallo

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