BUD SPENCER BLUES EXPLOSION Vivi Muori Blues Ripeti

Adriano Viterbini (chitarra, voce, tastiere) e Cesare Petulicchio (batteria, cori) formano i Bud
Spencer Blues Explosion (alias BSBE) a Roma nel 2007. Il loro nome è un omaggio al grande Bud Spencer icona del cinema spaghetti-western degli anni ’70 e alla Jon Spencer Blues Explosion icona del blues più cattivo e psicotico degli anni ’90. Due mesi dopo esce subito il loro primo album Happy, autoprodotto che contiene 10 composizioni originali. Nello stesso anno sono finalisti all’Heineken Jammin’ Festival e si esibiscono all’Open’er festival in Polonia. Nel 2009 esce il secondo album intitolato BSBE, con una versione di Hey Boy Hey Girl dei Chemical Brothers più i due pezzi presentati al concertone del 1 Maggio dove si aggiudicano il premio SIAE come band più energica e originale del festival. Partono dopo per un tour di 6 date in USA. Nel 2010 suonano nuovamente al concerto del 1 Maggio, ad Arezzo Wave, al Mi Ami Festival e al Woodstock 5 stelle. Registrano poi due singoli, la cover di Daft Punk Is Playing In My House (dei LCD Soundsystem) e Io Sono Il Terribile, poi inserita nella OST della serie TV Romanzo Criminale. Nel 2011 un loro concerto al Circolo degli artisti a Roma viene registrato e pubblicato nell’EP live Fuoco Lento (con le versioni di Voodoo Chile di Jimi Hendrix e Killing In The Name dei Rage Against The Machine).

Nel 2011 esce l’album DO IT (ovvero Dio Odia I Tristi; ne verrà poi tratto un DVD live), dopodiché partono per un tour italiano. Nel 2012 si esibiscono a Memphis in occasione dell’International Blues Festival e al festival di Sziget. Nel 2014 pubblicano il terzo album BSBE3 e dopo un tour di un anno e mezzo vincono il premio PIMI per la migliore esibizione live. Segue un periodo dedicato ai progetti paralleli. Viterbini suona nei Black Friday e pubblica 2 album solisti Goldfoil (2013) e Film O Sound (2014).

Petulicchio invece collabora con svariati artisti (Valentina Lupi, Thony. Kento, Motta) e viene invitato a suonare al prestigioso Zildjan Day e al tour di Motta. Dopo 4 anni i due partoriscono il loro nuovo album intitolato Vivi Muori Blues Ripeti, uscito il 23 marzo per la Tempesta Dischi con la produzione di Marco Fasolo (leader dei Jennifer Gentle). Il nuovo disco tiene ferma la barra nell’area del blues più epidermico, allargando tuttavia anche lo spettro musicale contaminandolo con l’hard rock, col funky, con la neopsichedelia, con l’alt-rock.


Conseguentemente dal punto di vista strumentale si assiste ad un continuo exploit della chitarra usata ora come motorino d’avviamento, ora come motosega, ore come generatore d’impulsi elettrici, impegnata in deliranti progressioni melodiche inzeppate di fuzz e feedback mentre la batteria incalzante e nevrotica costruisce caotici e apocalittici scenari sonori che vengono poi convogliate in strutture sorprendentemente classiche ma infarcite di continui rimandi a stili riconoscibilissimi. Se con l’iniziale E Tu ? c’è il convenzionale hard blues nobilitato da un fantastico assolo hendrixiano, già nelle successive La Donna E’ Blu e Dove, il quadro di riferimento si allarga accogliendo ritmiche funky e tempi dispari; un programma che trionfa nel funky-blues lascivo di Enduro (sguaiato come nella tradizione dei Rolling Stones) o nella disco funky di Allacci E Sleghi (peraltro aperta da un intro rutilante di hard blues) che rievocano le colonne sonore dei film blaxploitation (o quelli poliziotteschi italiani). L’ariosità del progetto viene confermata dal singolare indie pop dai toni strascicati di Di Fronte A Te Di Fronte A Me, nella trance neopsichedelica di Coca o nel blues gotico di Io E Il Diavolo carico di tensioni e suggestioni orrifiche (è l’adattamento di Me And The Devil di Gil Scott Heron che riprendeva il brano dalla produzione di Robert Johnson).

Si chiude col boogie di Calipso che ricorda i tardi Led Zeppelin se non fosse per lunga coda finale aperta da rintocchi di piano e chiusa fra fumanti feedback di chitarra. Per chi cercava i BSBE vecchia maniera (quelli sanguigni e lirici), questo disco è effettivamente un’altra cosa probabilmente un modo per scrollarsi le scorie passate e cercare nuove vie soprattutto espressive: questo è un album che accoglie e assimila tracce da Rory Gallagher, Hendrix (e dal suo clone Lenny Kravitz), dagli Husker Du, dai Blue Cheer e se ci fate caso persino dai Dream Syndicate, lasciando emergere una maturità acquisita nell’attesa che si evolva una proposta nuova e più compatta.

Di Alfredo Cristallo

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