LAPSUS Speculum EP

I Lapsus sono una band pisana fondata nel 2018 da Marco Marino. Il gruppo è fondamentalmente il mezzo d’espressione con cui Marino trasmette i disagi della propria vita interiore e delle proprie vicende personali (la morte del padre, la fine di una relazione, gli infiniti problemi finanziari dell’azienda familiare di cui è stato costretto ad occuparsi). Da quel periodo Marino ha iniziato a comporre dozzine di canzoni tentando di spiegare cosa sentiva. Dopo aver realizzato che da solo non avrebbe potuto dar compiutamente corpo alle sue ambizioni decise di formare un gruppo. Speculum,

Il loro primo EP (5 brani in soli 19 minuti) uscito il 23 marzo 2018 per la Beng! Dischi, è stato composto in una cameretta utilizzando strumenti veri (chitarra, basso e parti vocali) usando il computer solo per le parti ritmiche.

Le canzoni dei Lapsus sono ectoplasmi, bubboni dolorosi esaminati al microscopio e al ralenti. Il loro sound, una sorta di esagerazione spaziale del rock psichedelico è tenue, diradato e desolato, perennemente imbevuto da uno spleen esistenziale acuto e incurabile. I loro salmi sono fotografie iperrealiste che ritraggono scene di tutti i giorni apparentemente di nessun interesse ma in realtà metafore delle ferite mentali del leader.

Il loro indie folk è quindi strettamente imparentato con lo slo-core americano degli anni Novanta (coi Codeine e i Seam per esempio). Il lo-fi tenebroso della title-track con tintinni di accordi di chitarra e tocchi classicheggianti di xilophono e quello più scarno e austero di To The Bone sono la cifra
stilistica dominante dell’EP. La ninnananna intimista e meditata di Last Song che ripropone
l’emarginazione dolorosa dei psicodrammi di Peter Hammill e il tono elegiaco di Apart From Me che si avvale di un inconsueto arrangiamento vicino al West Coast Sound vanno annoverati come una progressione stilistica rispetto ai primi due brani. Tuttavia il senso generale rimane immutato: non esiste redenzione in questo mondo di sole sconfitte sebbene una qualche forma di serenità o rassegnazione viene adombrata nella finale A World Where We Can Be Free, insolito pop saltellante che infonde un minimo di speranza prima di rinchiudersi nell’ennesimo buco nero cosmico. Marino è un cantautore dell’effimero, della dissolvenza, del riflesso di un fantasma nella nebbia dell’aurora e la sua musica si situa agevolmente fra la tristezza di un Neil Young e la malinconia di un Nick Drake. L’album è stato prodotto e registrato agli Elfland Studios dallo stesso Marino e da Gianni Capecchi

di Alfredo Cristallo

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