MANGIACASSETTE Il Sacco Si Rovescia

Mangiacassette è il nome d’arte dietro cui si cela il polistrumentista toscano (è di Pistoia) Lorenzo Maffucci. Già attivo in svariate band (Solki, Blue Willa, Betti Barsantini, Alessandro Fiori, Stres, Solid Sweat, Mercolady & Bruxurum, Viva Muerte Candita, Tribuna Ludu), ha iniziato una propria carriera solista con Pianse Per Il Cane Muscat Blanc del gennaio 2007, proseguendo poi con l’album Disco Interno del 2011. L’anno successivo ha partecipato alla compilation Apocalypse Now e nel 2015 ha partecipato al maxi-single di Setti intitolato Un Mare con una sua personale composizione. Nello stesso anno ha dato il via ad una trilogia con Non Lo Voleva Sapere, edito per la Ibexhouse con un suggestivo package completamente fatto di plastica con e come un computer.

Il seguito esce agli inizi di Ottobre 2017, col titolo di Il Sacco Si Rovescia, sempre per la Ibexhouse e completamente fatto con la carta. Questo secondo capitolo della trilogia è anche l’ultimo cosicché la stessa rimane monca della fine, o dell’inizio oppure ancora della parte centrale. L’album è stato registrato su cassetta con un quattro piste che ha smesso di funzionare appena conclusa la registrazione e la strumentazione comprende chitarra acustica, elettrica, basso, tastiere e laptop.
Come si intuisce da queste note iniziali Mangiacassette è un musicista dai gusti eccentrici. La sua musica è un lo-fi minimale dove la chitarra (che è la domina delle sue composizioni), priva delle percussioni, esplora suoni scheletrici e spettrali in un sofisticato gioco di accordature e timbriche che espandono gli esperimenti tentati dai Durutti Column e dai Wire più astratti, sfiorando di volta in volta il raga e addirittura la narrazione musicale su materiale concreto del misconosciutissimo cantautore napoletano Luciano Cilio (che queste cose le faceva alla fine degli anni Settanta). L’elettronica rimane sullo sfondo a sottolineare o a fare da cornice orchestrale all’estatico e ripetitivo strimpellio della chitarra in un’affascinante successione di rimandi alla tradizione occidentale e orientale che è desueta in Italia almeno dagli ultimi lavori di Claudio Rocchi.

Generalmente le composizioni di Il Sacco Si Rovescia sono acquerelli impressionistici che sono tanto elementari nello sviluppo armonico quanto discretamente ambiziosi nell’arrangiamento, dove i suoni di sottofondo agiscono allo scopo di mutare la struttura in musica da camera oppure in mini-jam psichedeliche (Ecco Un Gioco Che Ti Dico Bene, Quella Lì Ah Se La Conosco Bene abbellito da un organo spaziale, Un Amore Tiepido). La maggior parte dei brani sono in realtà ballate spartane che si rifanno a volte al folk anemico di Nick Drake (Una Città Era Un’Immagine, Dove Abito C’è Una Distrazione), a volte al prog-rock acustico e barocco di Anthony Phillips (La Testa Dove L’Hai ?), a volte allo slo-core metafisico degli Idaho (Di Qua C’è Una Causa E Un Effetto, Parlavi Di Altri Tuoi Simili Come Fossero Bestiole). Quest’arte vellutata e votata allo straniamento dell’ascoltatore tocca vertici di astrattismo cubista in Si Separano Le Foglie E Anche Le Famiglie (che sarebbe un power pop se non fosse rallentato) e I Cani Sotto Il Salice Sono Due (a cui i riverberi di synth regalano un’aria più sinistra della normale ballata). I testi feroci e desolati cantati con voce indifferente e distante regalano un’oncia di orrore quotidiano in più. L’arte di Mangiacassette produce in fin dei conti un album fatto di assenze, di cose che dovrebbero succedere e non succedono (batteria, armonia, apoteosi, ritornello). Tutto l’album dura 28 minuti e sta sul lato A, in quello B c’è una novella ambient inedita. L’album è uscito oltre che in digitale anche in cassetta C60 bianca in custodia trasparente con inserto scritto a mano.

di Alfredo Cristallo

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