YEAH MUTATION Ri(e)voluzione

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Gli Yeah Mutation sono un gruppo modenese che nasce come quartetto nell’agosto 2013. Fin dall’inizio producono musica propria ispirata al progressive elettronico italiano. Nel 2015 il gruppo diventa un quintetto e pubblica il suo primo EP intitolato Ri(e)voluzioni anteprima del successivo primo album in fieri. La nuova line-up che annovera fra le sue fila Filippo Sgarbi (chitarra, synth), Sabella Spiga (voce), Marcello Papotti (batteria), Mattia Baldini (basso) e Marco Malavasi (tastiere, synth) è entrata quindi in studio per dare un seguito al loro progetto (finanziato dal Centro Musica di Modena) che è un concept-album sulla necessità di uno sbocco rivoluzionario che spazzi un presente fatto di diseguaglianze e di oppressione.

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Questo progetto si regge quindi su due piattaforme artistiche. Da una parte c’è il dichiarato amore per la letteratura fanta-futuristica anglosassone del primo Novecento (Orwell, Huxley, Bradbury) che fa da background alla loro prosa da agit-prop rivoluzionari. Dall’altra parte c’è la base musicale che si è mutata piano piano in un classico post-progressive memore della lezione dei Porcupine Tree. L’album è stato registrato e mixato nello studio 2D di Carpi (Mo) da Simone Prandi fra luglio e novembre 2016 è uscito il 17 marzo 2017 per la label Alka Record col titolo di Ri(e)voluzione. La storia, messa in musica dall’album, racconta di una persona comune costretta a combattere nel nome di una bandiera a cui deve credere per forza in quanto indottrinata a pensare che il sistema per cui combatte (un totalitarismo feroce e pervasivo) sia l’unico o migliore possibile. La vicenda si conclude, amaramente, quando il protagonista s’innamora di un altro essere umano (la citazione di 1984 di Orwell è evidente) e viene eliminato però sapendo che la possibilità di ribellione esiste comunque. La musica (o meglio la colonna sonora) si rifà alla tarda psichedelia dei Pink Floyd più sereni e pastorali e alle piece sinfoniche degli Yes (ma senza la loro glaciale magniloquenza).

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Nonostante il largo uso di strumentazione elettronica, la band ha tuttavia il merito di non farsi prendere la mano spaziando sull’intero fronte stilistico e strumentale, senza ricorrere a trucchi digitali e a campionamenti. Da questo magazzino esce quindi un’opera che può anche apparire monocromatica, ma che è onesta nel dichiarare il suo amore verso le sonorità progressive rock filtrate dalla sensibilità tutta italiana verso questo stile (il riferimento alle opere del Banco Del Mutuo Soccorso è parecchio evidente). Nascono così, dopo l’intro per piano romantico di Preludio, brani archetipici come Guerra, l’epico Bandiera, il pop facile facile di Fuoco, le più barricadiere La Verità Del Vincitore Pt. 1 e Pt. 2 tutte giocate fra aperture di tastiere Hammond, cambi di tempo, giochi di pieni e vuoti, esplosioni e ammiccamenti. Il substrato recitativo (con la voce di Sabella Spiga in gran spolvero) conduce i prog-rock rivoluzionari di Alba e Attimo Di Follia così come il lied cameristico di Oltre Le Stelle che si evolve quasi in un hard rock e quello lunghissimo (oltre 11 minuti) della title-track, elegiaco ed impressionista, testimoniano appieno della caratura strumentale e tecnica degli altri musicisti. Aldilà del sapore retrò dell’impresa, le caratteristiche di dolcezza, spontaneità e impegno politico del gruppo rimangono intatte e sicure.

di Alfredo Cristallo

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