SPARTITI Austerità

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Spartiti è il nome del duo formato da Jukka Reverberi (già attivo nei Giardini Di Mirò e CrimeAx) e Max Collini (già negli Offlaga Disco Pax). I due si sono divisi equamente i compiti: Jukka si occupa della parte musicale e Max scrive i testi e canta (anzi recita). Spartiti sono in realtà attivi fin dal 2007, dall’esperienza delle Letture Emiliane, dopodiché i due hanno collaborato in maniera sporadica e frammentaria ma a partire dall’inizio degli anni Dieci hanno strutturato in maniera più coerente il loro percorso intraprendendo un tour italiano di sessanta date (due all’estero) da cui è stato estratto un album live (2014) autoprodotto e auto distribuito. Nel 2014 hanno inciso il loro primo omonimo EP (di 6 pezzi) che ha messo a punto le caratteristiche del loro progetto con Max intento nella sua personale interpretazione di testi della letteratura italiana contemporanea (Tondelli, Vinci, Noro, Bianchi, Morozzi) mentre Jukka si destreggia tra tappeti sonori digitali e analogici proponendo un canovaccio per così dire panoramico che contrappunti l’anarchia espressiva del cantante. Da queste esperienze derivano le premesse che hanno portato alla registrazione del loro primo LP Austerità uscito nel marzo 2016 per la Woodworm Music in una curatissima versione Cd+libro e doppio vinile in tiratura limitata di 5000 copie. Questa nuova esperienza tiene conto del surrealismo militante di Max Collini (che riprende così una parte della sua personale esperienza con gli Offlaga Disco Pax) mentre le scelte sonore di Jukka Reverberi si sono ampliate in intriganti combinazioni di post-rock ambientale, neopsichedelia alla Mogwai e shoegazing onirico.

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Il duo è inizialmente partito dai canovacci dei pezzi (lunghissimi) del loro live che sono stati poi abbandonati via via in favore di una maggiore sintesi espressiva che legasse il recitato non convenzionale di Collini, una sorta di aggiornamento dell’espressionismo brechtiano per quanto ribaltato nelle sue premesse ideologiche (il recitato non ha funzione didascalica ma registra soltanto la rassegnazione ideologica del militante socialista conscio della propria sconfitta sia pure di fase) mentre la musica tende a divagare senza una struttura e si diluisce in una miriade di variazioni su un tema principale (come nella programmatica Ti Aspetto laddove il recitato che narra la fine di un rapporto sentimentale viene sottolineata da accordi sospesi di chitarra). Peraltro il gruppo ha tirato fuori dal cilindro altre varianti stilistiche, tendendo a dare la giusta e opportuna copertura sonora a ognuno dei testi di Collini ansiosi , leggeri, laconici. Così nella title-track che descrive l’incontro fra la cultura letteraria di Max e quella di Jukka separata da più di dieci anni di differenza (il primo è nato nel 1967 e il secondo nel 1976), il declamato si regge su ipnotiche textures strumentali e su una ritmica chitarristica monotona (a proposito: nel sound dell’album sono state abolite del tutto le drum machines). Il resto dell’album è orientato in una serie di storie che documentano quell’ideologia a bassa intensità e il senso di sconfitta della militanza di sinistra. La parte strumentale invece rimane impegnata nella costruzione di esercizi sonori che funzionino per alimentare il senso di tensione della parte narrativa oppure contribuiscano a creare una sorta di trance rilassante per stemperare il dolore che traspare dai testi. Babbo Natale è ad es. una rielaborazione del lutto ideologico dei militanti di sinistra attraverso la confessione di un padre al figlio che Babbo Natale non esiste: il racconto è sottolineato da linee di chitarra glaciali e quasi immobili che rendono perfettamente il senso di perdita di speranza. Lo stesso avviene in Io Non Ce La Faccio dove le scelte armoniche si perdono in dilatazioni psichedeliche, in Bagliore un delicato ritratto di esistenze che s’incrociano per un attimo brevissimo intriso di linee melodiche soffuse ed elegiache e nell’orchestrazione stratificata per piano jazz blues e chitarra di Banca Locale (un crudele esempio di come una piccola banca locale di credito cooperativo si riveli uno dei tanti strumenti di accumulazione capitalistica). All’altro capo di queste storie amare (ma purtroppo in qualche modo vere) stanno le invenzioni surreali di Sendero Luminoso, storia di un esilarante documento redatto nel 1986 da Arturo Bertoldi e lo stesso Collini che presentava il manifesto ideologico di un partito dei giovani comunisti marxisti-rivoluzionari che si rifacevano alle esperienze di Abimael Guzman, il compagno Gonzalo di Sendero Luminoso (il partito rivoluzionario armato peruviano) e che era addirittura corredato persino da un programma giornaliero di lotta per i militanti. Ancora più surreale è il brano Vera, recitato su sonorità rarefatte, sinistre e minimali, che riprende una storia degna dei fumetti di Pazienza ed è l’unico brano ad essere stato ripreso dal live del duo del 2014: con i suoi 12 minuti è il brano più lungo dell’album. La conclusione Nuova Betlemme è affidata alla rievocazione (reale, non surreale) della vicenda di Basilio Albrisio, medico cinquecentesco di un convento di suore, che fondò una sua personale variazione del cristianesimo dove si prefigurava una sorta di secondo avvento dove l’Albrisio era Gesù, gli apostoli erano 12 suore (già sue amanti) e Reggio Emilia, il luogo dove si verificarono i fatti La Nuova Betlemme. Inutile dire che l’Albrisio venne processato dalla Santa Inquisizione e di lui se ne persero le tracce. Come appare ovvio, in Austerità, il centro di gravità sono le storie, la parte strumentale è la geniale colonna sonora di queste storie. L’artwork bellissimo, ispirato al minimalismo avanguardista di Kazimir Malevic, è di Tomm Belletti.

di Alfredo Cristallo

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