ZOCAFFE Esaurimento

esaurimento - copertina

Zocaffé è la creatura del lucchese Antonio Giagoni, singolare figura di musicista folk nella tradizione dei Woody Guthrie e Phil Ochs e di migliaia di cantautori da pub con tanto di accompagnamento di chitarra e grancassa. Il suo percorso inizia nel 2010 e il primo disco prodotto da Nicola Baronti e dalla Phonarchia Dischi s’intitola Il Piglio Giusto e consta di nove brani che mescolano funk, rock’&’roll e folk e cantautorato italiano. Collabora alla produzione il chitarrista Massimo Luca. La creatura Zocaffé a questo punto è un quartetto che presenta questo suo primo LP ad Arezzo Wave 2012 e si aggiudica il primo premio. Segue un’intensa attività live che porterà la band a fare più di 70 concerti. Nel 2013 segue il secondo LP intitolato Noi Non Siamo Figli composto da 10 tracce che vede protagonisti una serie di personaggi di provincia e le loro storie che ricalcano in parte le vicende personali dei membri della band. Anche questo disco è largamente premiato: al Music Summer Contest dello stesso anno e al B-Live Contest dell’anno successivo. Nel 2015 la band subisce un ridimensionamento a duo folk con l’inserimento alla chitarra di Gianmichele Gorga. Il duo riparte per un nuovo tour estivo e il terzo LP che ha avuto una gestazione piuttosto prolungata (le prime linee e la prima stesura è dell’estate del 2014) esce infine nel settembre 2016. Esaurimento (questo il titolo del nuovo album) è un lavoro fortemente introspettivo e venato da nostalgia sulla linea dell’ultimo cantautorato italiano (l’influenza di Caparezza è evidente) che osserva con nostalgia e distacco piccole e grandi storie del presente o personaggi familiari a Giagoni.

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La musica è un mix di folk, rock&’n’roll e jazz suonato con un piglio amatoriale ma sicuro dei propri mezzi tecnici e delle proprie capacità d’arrangiamento, e con la stessa goliardia e lo stesso humour bizzarro dei They Might Be Giants (ma eliminando quasi del tutto la parte elettrica perché qui la musica è rigorosamente acustica) e lo stesso spirito amatoriale unito all’atmosfera da Bar Sport o birreria di Zoogz Rift (ma senza riprenderne i riferimenti all’estetica zappiana).Sembra in pratica di sentire Tom Waits (ammesso che Waits suonasse la chitarra e non il piano) che suona in un bar fumoso di periferia in presenza di pochi amici. Ogni brano è un piccolo quadretto dipinto con nostalgia ma anche con tanta sincerità e soprattutto senza alcuna parvenza di altezzosità. Gli arrangiamenti sono spesso cangianti e questo eleva decisamente di alcune spanne il valore del disco. Si va dal jazz-folk ironico di Fenech Pt.1 (un omaggio alla grande diva del soft softcore italiano degli anni Settanta, sogno proibito di tanti adolescenti del periodo) ai folk rock (con tenue rock&’n’roll sullo sfondo) di Mi Giustifico e a quello più jounghiano di Caro Nonno e Prospettiva e Nostalgie, fino al cantautorato d’autore della title-track e Luna (che è stato il singolo apripista dell'album). Zocaffè osa anche di più con Il Tempo, un altro jazz-folk che si evolve lentamente ma sicuramente in un vibrante power pop, nel boogie in sordina di Antonio Bento e nel jazz folk di Fenech Pt.2 intriso in parti uguali di ritmi bossanova e nevrosi punk. Zocaffè è un buon album che fa dell'umiltà dei mezzi e dell’autoironia un punto di forza: senza urlare eo spaccare i timpani riesce a coniugare alla perfezione ballabilità, sound radiofonico, introspezione e senso di nostalgia per un passato che ormai è completamente svanito. La produzione è della Phonarchia dischi e la distribuzione è Audioglobe/The Orchard.

di Alfredo Cristallo

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