DOUNIA E MARTA COLLICA Silent Town

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Chi sono i Dounia e chi è Marta Collica ? Cominciamo dai primi. I Dounia sono l’unione di 4 musicisti provenienti da esperienze diversissime che si sono uniti al fine di esplorare ulteriormente il panorama della world music partendo da una impostazione completamente acustica (Giovanni Arena al contrabbasso, Vincenzo Gangi alla chitarra e Riccardo Gerbino alle percussioni e tablas) e avvalendosi della splendida vocalità mediorientale di Faisal Taher capace di integrare il lirismo del canto esule (Taher è un palestinese proveniente dai Territori Occupati) con la coscienza e l’orgoglio di essere cittadino del mondo musicale. Pubblicano due LP New World (2001) e Monkey (2005), compongono colonne sonore per spettacoli teatrali, cinema e televisione, producono e suonano nell’album Far Lunari di Cecilia Pitino (sono anche autori della maggior parte dei brani). Collaborano poi col poeta tunisino Moncef Ghachem col quale realizzano il reading Dalle Sponde Del Mare (poi registrato live) e nel 2011 Quelli Che Bruciano La Frontiera insieme anche al poeta Biagio Guerrera e all’ensemble Pocket Petry Orchestra. Marta Collica è una cantante e musicista siciliana, formatasi nei Micevice e nei Groovy Guru e poi stabilitasi a Berlino dove si divide fra tours e collaborazioni internazionali con diversi progetti.E’ coautrice e cantante insieme all’australiano Hugo Race nel progetto Sepiatone e dal 2005 fa parte della band del compositore e produttore inglese John Parish (Pj Harvey, Eels, Giant Sand) con cui registra (voce e tastiere) il disco Once Upon a Little Time (2005) e Screenplay (2016). Dà vita al progetto collettivo Songs With Other Strangers e trova anche il tempo di pubblicare due album solisti Pretty And Unsafe (2007) e About Anything (2009) pubblicati in Italia e Germania. Il suo stile è un folk lo-fi trascendente e onirico. Dounia e Marta Collica s’incontrano durante un concerto dei primi a Catania nell’ottobre 2013 e alla fine del set si accordano per collaborare provando a risuonare le ballate di Marta e estendere la liaison componendo, registrando e pubblicando un set di canzoni originali o riarrangiamenti di già editi. Il risultato Silent Town, pubblicato a fine Maggio 2016 per la Viceversa Record/Audioglobe, è la somma del lo-fi in punta di piedi di Marta e della world-music scarna e impressionista dei Dounia su cui s’innesta come un intarsio pregiato la voce di Taher. La voce soave di Marta Collica è la protagonista della maggior parte dei brani. Il suo registro montanaro che ricorda quello di Suzanne Vega (e per estensione logica lambisce quello di Joni Mitchell) si abbandona in un mazzo di acquerelli crepuscolari in cui domina l’aspetto visionario fiabesco e commovente che sembra provenire da un’infanzia magica dove persino i giocattoli sembrano provar dolore. Gli arrangiamenti minimali dei Dounia vi aggiungono quel tratto dissonante e disarmonico che trasforma l’impianto folk o jazz di base in una versione di world music affascinante e mediterranea. Su tutto la seconda voce di Taher dalle tipiche modulazioni desertiche che abbelliscono la cifra stilistica del brano. Come già anticipato, l’album è diviso in brani folk dal sapore classicheggiante come About Anything impreziosita da percussioni tribali e arrangiamenti d’archi oppure Wolves un folk immoto alla Leo Kottke con uno splendido arrangiamento d’archi, in brani folk che fanno tesoro dell’eredità del progressive acustico degli anni Settanta (Days Of Flight e Night Hours vero duello vocale fra Collica e Taher) o pezzi più delicatamente jazz o jazz lounge (Giulia, la title-track). Più discoste dall’umore generale sono Follow This, un pow wow acustico sinistro e aggressivo, Darabni U Baka un easy listening arabeggiante (prima voce qui è Taher) che ruba il tema principale a Sailing di Christopher Cross e la finale Malatantafi che essendo un etno-world sahariano è il regno esclusivo dei Dounia. L’album è veramente bello perché le cellule sonore di ogni brano hanno assorbito nota per nota il meglio dell’alt-folk e della world mediterranea in parti uguali. Non era facile farlo e la bontà degli arrangiamenti è un altro valore aggiunto di questo disco. Da avere, sperando che vi sia un nuovo capitolo a questa collaborazione.

di Alfredo Cristallo

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