ZONDINI ET LES MONOCHROMES Noise

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Il progetto Zondini Et Les Monochromes nasce attorno alla figura del cantante, chitarrista e tastierista Mark Zonda attivo dal 2007 nella band anglofona Tiny Tide, che seguiva un iniziale album d’esordio solista del 1999 Feel The Blank. Il primo album a nome Zondini è del 2012, è intitolato Re:Visioni Del Tempo e viene candidato al Premio Tenco come miglior album dell’anno. Nell’estate dell’anno 2012 viene pubblicato l’EP Sole, Tele, Cereali Svedesi registrato in camera in 14 giorni e basato sulle avventure svedesi del gruppo.

L’anno dopo si forma stabilmente il nucleo del gruppo con Nico Zanetti (batteria), Andrea Russi (basso), Alice Bezzi (chitarra) e Giulia Abbondanza (violino). Questo gruppo fra il 2013 e il 2014, accompagna Rowan Atkinson, registra alcuni live acustici e infine pubblica il LP Chansons Invisibles che è l’ennesimo e meglio riuscito album di un gruppo il cui tratto specifico è la tendenza a concepire concept-album (Re:Visioni era basato su una storia d’amore malriuscita, Chansons celebra un mondo iconografico fra Hollywood e la Romagna) suonato con verve deliziosamente pop (un mix fra REM e Blur). La nuova avventura si chiama Noise e viene pubblicata agli inizi del 2016. Anche questo è un concept-album d’ispirazione letteraria che tocca temi esistenziali partendo dall’amara riflessione sul destino umano, sull’identità e sull’essenza degli individui ma senza diventare pesante o retorico e anzi mantenendo una leggerezza gradevole all’ascolto grazie anche a un sound che certo pesca a piene mani dal Bowie d’annata ma che è riuscito anche sulla scorta dell’esperienza e sulle evidenti capacità creative e tecniche del gruppo ad affilare le proprie armi pervenendo a una sorta di progressive rock che è nello stesso tempo, imprevedibile, spigliato e classicheggiante al limite del barocco e del glam. La storia narrata nell’album (in prima persona) è quella di una regina aliena Charlotte Marxxx giunta sulla Terra dall’Ultimo Pianeta che diventa un’icona mediatica, spingendo gli umani a imitarla e ad assecondare i suoi desideri rinunciando a poco a poco alla propria identità fino a diventare un solo individuo: i riferimenti all’opera di Bowie sull’alieno caduto sulla Terra e ai romanzi distopici (come Divergent, Hunger Games, 1984, Il Mondo Nuovo) ci sono praticamente tutti.

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Musicalmente la storia si dipana prendendo le mosse dal furente hard-rock di Tema e dal motivetto da music-hall di Download con un violino impazzito a dettare una ritmica al galoppo per virare su temi più progressive come L’Ultimo Pianeta (una sonata per violino e arpeggio di chitarra) e Io (che ricorda le cose migliori del Banco Di Mutuo Soccorso). Charlotte Marxxx concepita come una canzone da juke-box estivo segnala l’adesione a moduli più pop che vengono confermati nei successivi Noi (una ballata da camera per moog e violino), Noi Se (l’ideale continuazione della precedente ma su un piano più cosmico e lisergico) e Miss Italia (che mimetizza abilmente un boogie). Improvvisamente nella parte finale la band si lancia in un punk movimentato con tanto di gridolini del pubblico dal paradossale titolo Lenin-McCarthy, lo inframmezza con un’altra sonata per chitarra e violino (Tutto Chiude) e termina in gloria con il punk d’assalto di Capitol City (che cita i Clash sia per il titolo che per il tema) dove il feedback chitarristico conclusivo sottolinea in maniera inquietante il processo d’identificazione fra Charlotte Marxxx e la razza umana. Zondini Et Les Monochromes hanno realizzato con questo album un buon compromesso fra avanguardia e pop, fra fraseggi elettronici e ritornelli bubblegum corredandolo per di più con una dissertazione che è molto vicina a un saggio sociologico post-modernista o a un romanzo cyber-punk. I loro processi di vivisezione e amputazione del progressive riesumano abilmente la tradizione di formazioni erudite come i King Crimson e i Roxy Music così come il kitsch involontario (e quindi studiato) dei più contemporanei Stereolab. Bella la copertina che cita Physical Graffiti dei Led Zeppelin. Il disco è uscito per la label King Records.

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