NIENTE Mete

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Niente è Mirko Paggetti, nato nel 1984 e cresciuto in Romagna dove ha suonato (è un chitarrista) con vari gruppi underground prima di intraprendere la carriera solista con l’album E Pensare Che Tutto Scorre uscito per la Indie Press di Pesaro nell’Aprile 2014. A meno di due anni di distanza Niente decide di dare un seguito a questa esperienza formando un gruppo d’accompagnamento che include Mauro Casadei (batteria), Federico Valgiusti (chitarra) e Nicolas Nanni (basso) e pubblicando nella prima metà di febbraio ’16 il suo secondo album Mete pubblicato dalla LaFameDischi di Prugia. Mete è un album malinconico e gentile nonostante i suoni affilati e taglienti delle 2 chitarre che semmai rimandano alla psichedelia abrasiva e “alta” dei Velvet Underground. Mirko Paggetti canta con tono neutro e quasi inerte storie drammatiche di sogni, eventi della vita e speranze fallite o che potrebbero fallire in un futuro vicino con la stessa leggerezza romantica dei gruppi scozzesi della Postcard dei primi anni Ottanta (i misconosciuti Orange Juice e Josef K) inventori di quel pop fragile e tenero che poi avrebbe dato vita al pop esistenziale e introverso degli Smiths (un gruppo a cui spesso Niente viene infatti paragonato). Da questi gruppi provengono infatti il caratteristico suono secco e squillante e i tempi doppi della chitarra ritmica rispetto alla batteria che alimentano un sound che peraltro cita in parti uguali lo spleen trascendente dei Television e l’iper-realismo psicotico dei Dream Syndicate fino a lambire le porte di un post-rock invernale che sembra iniettare nota dopo nota dosi infinite di malessere (il singolo Quando Sarai Niente, la title-track, Resistere A Luglio). Al contrario Niente sembra trovare un barlume di speranza con i boogie di Profondamente e Riccardo che rimandano a stagioni più favorevoli (rispettivamente autunno ed estate) oppure in Tra Un Ma E Un Se il cui punto di forza è sicuramente l’arrangiamento (basso funky iniziale, tono visionario e finale sfrontato alla Stooges).

Le cose migliori sono alla fine come se Paggetti si fosse improvvisamente ricordato di voler inventare anche qualcosa di maledettamente interessante: il dub frenetico e sincopato con chitarre recintate di Spavento è degno dei migliori Gang Of Four, la ballata nevrotica di Adesso Ci Pensiamo rimanda all’eterna arte di Neil Young e la ballata sinistra di Il Dopo assume ben altra consistenza coi riff a cascata di chitarra. Niente esprime una visione fatalistica dell’esistenza anche se rimane in attesa di una catarsi che forse arriverà ma solo dopo molte prove e di certo non subito. A suo merito va ascritta la tendenza a evitare il rumore fine a sé stesso; e in un mondo in cui si urla per sembrare più forti questo è indubbiamente un merito. Il disco è stato registrato al Cosabeat studio da Franco Naddei in meno di un mese all’inizio di quest’anno. Ha collaborato al piano Giacomo Toni in Mete e ai testi Valeria Cedioli, Stefano Garavini ed Enrico Gregori.

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