Reportage “Panorama d’Italia” : Pisa ha ospitato Vittorio Sgarbi, Nek, Rocco Siffredi, Giorgio Panariello, Giovanni Allevi

A cura di Fausto Ceccarelli, foto di Fausto Ceccarelli

Da mercoledi 6 a sabato 9 maggio, nell’ambito del viaggio “Panorama d’Italia” organizzato dal settimanale della Mondadori “Panorama” diretto da Giorgio Mulé, Pisa ha ospitato il critico d’arte Vittorio Sgarbi, il cantante Nek, il compositore e pianista Giovanni Allevi, l’ex pornostar, oggi regista e produttore cinematografico, Rocco Siffredi e l’attore Giorgio Panariello.

Dal grande seguito che gli incontri hanno avuto, si può affermare che Pisa è un luogo che ama l’arte e gli artisti, Keith Haring si fermò proprio a Pisa per dipingere il suo murale più grande dal titolo “Tuttomondo”.

Recentemente si è conclusa la mostra “Angeli caduti” dello scultore Igor Mitoraj, ospitata nel complesso monumentale di Piazza dei Miracoli.

Nel passato molti scrittori, pittori, poeti hanno “amato” Pisa e, come ha ricordato Vittorio Sgarbi, Giacomo Leopardi nel suo girovagare per l’Italia si fermò un anno a Pisa e fu l’unico luogo dove riuscì a trovare una condizione di felicità.

Anche i vicoli di Pisa diventano talvolta gallerie di art exhibition dove tanti, anonimi artisti regalano pillole di arte, poesia, saggezza, come il misterioso artista *K con il suo cuoricino rosso.

La scelta di Panorama di invitare dei personaggi famosi – per raccontare la loro vita non solo artistica, ma anche quotidiana; le loro aspirazioni, i loro successi, ma anche i traguardi che hanno mancato – è stata vincente e premiata con “grandi pienoni” in un’atmosfera calda, di partecipazione e interesse.

“Luoghi e tesori nascosti”: lezione e visita guidata di Vittorio Sgarbi Il primo incontro, dal titolo “Luoghi e tesori nascosti” con Vittorio Sgarbi alla Certosa di Calci, si è svolto mercoledi 6 maggio.

Un’atmosfera conviviale nel Refettorio della Certosa ha accolto Vittorio Sgarbi che, sotto forma di chiacchierata a tutto campo, ha ricordato l’Ordine Certosino di San Bruno, il quale viveva nella bellezza di questi grandissimi e suggestivi spazi dove il pensiero sale verso il cielo con naturalezza. Sgarbi ha illustrato come ­ con La Certosa di Calci ­ sia stata concepita e realizzata una piccola città completamente autosufficiente, con la chiesa (splendidamente affrescata), il refettorio, la farmacia, gli orti, i chiostri e le celle dove i monaci vivevano esaltando la loro massima “O beata solitudo, o sola beatitudo”.

Nel refettorio si trova “L’ultima cena” di Bernardino Pocetti del 1587 e gli affreschi del ‘700, che coprono tutte le pareti del refettorio, che Sgarbi ha descritto e commentato.

Poi l’annuncio che Pisa, per tutto il periodo dell’Expo 2015, sarà presente a Milano all’interno della mostra “Tesoro d’Italia” con la tavola del Masaccio prestata dal Museo di San Matteo e nove statue di Nicola e Giovanni Pisano prestate dall’Opera Primaziale (che si trovavano nella parte superiore della cupola del Battistero e per questo mai viste dai pisani), che saranno esposte nella Chiesa di San Gottardo (che fà parte del Museo del Duomo di Milano) dove si trovano già un monumento di Giovanni Pisano e un affresco della scuola di Giotto.

Incontro con la musica: “Gianni Poglio intervista Nek” Il secondo incontro del ciclo “Incontro con la musica” ha visto giovedi 7 maggio Nek al Lumière, accolto da una grande affluenza di pubblico. Nek ha relizzato 12 album e venduto 8 milioni di copie, ma per Nek segno tangibile del successo raggiunto è stato il regalarsi due trattori per i lavori in campagna.

Dall’intervista di circa un’ora del giornalista Gianni Poglio, Nek viene fuori come “uno di noi”: niente divismo, amore per la natura e la semplicità, riconoscimento dell’importanza, nel suo successo, del suo gruppo di lavoro non di “yes men” ma di collaboratori obbiettivi, importanza e valori legati all’amicizia e all’aiuto anche ai meno fortunati. Il racconto del percorso che ha portato al successo Nek parte dai suoi quindici anni quando utilizzava ancora il suo nome di battesimo, Filippo, e faceva parte di un complesso musicale formato da coetanei. Poi il caso, Nek viene visto e ascoltato dal batterista di Ligabue, successivamente fa un provino da artista solista e a diciotto anni firma un primo contratto per tre dischi con la Fonit Cetra. Il suo primo San Remo (1993) con la discussa canzone “In te” (scritta con Giuseppe Isgrò e Antonello de Sanctis) che ha per tema l’aborto, uno dei primi temi sociali che Nek tratta nelle sue canzoni. A San Remo 2015 Nek ha reinterpretato un grande successo storico, che ha 49 anni: “Se telefonando” (Moricone, Del Chiara, Costanzo), pezzo di cui conosciamo l’indimenticabile interpretazione di Mina. Ma ancora più entusiasmante, per Nek, è stato ricevere il premio della critica, in precedenza un un po’ freddina e galvanizzando la sala stampa che, come racconta Poglio, i giornalisti hanno trasformato in discoteca saltando, cantando, ballando anche sui tavoli con la canzone di Nek “Fatti avanti amore”. Nek ha annunciato che il 13 ottobre da Mantova partirà il suo tour che lo porterà, oltre che in Italia, in Germania, Spagna e America Latina. Queste due ultime nazioni sono in particolare amatissime da Nek per il calore dell’accoglienza e la grande partecipazione affettiva. Al ritorno dei suoi tour, per Nek c’è l’amore per la sua terra e il suo vino preferito, il Lambrusco frizzante pieno di bollicine contrapposto al vino coltivato in Toscana da Sting, amici e estimatori uno dell’altro, ma con gusti diversi per il vino (quello di Sting è un rosso fermo). Tra tanti successi, Nek ha anche un sogno da esaudire: quello di scrivere la colonna sonora di un film per dare voce alle immagini attraverso la musica. Per la squadra di calcio del Sassuolo, Nek ha composto l’inno e non manca mai alle partite quando è in città. L’altra curiosità riguarda l’amore per la sua Harley Davidson, con cui in perfetta tenuta motoristica occhiali a specchio casco ama partire. A Nek piacerebbe anche il volo ad elica, ma ritiene di essere troppo distratto per praticarlo senza guai. Un applauso lunghissimo per “Credere, amare, resistere” il singolo dedicato a Sofia, la bimba fiorentina di cinque anni che lotta contro una malattia incurabile di cui, con le staminali, sembrava si potessero almeno alleviare le dolorosissime condizioni. Il singolo fa parte di “Prima di parlare”, il nuovo album: parte del ricavato andrà alla onlus che si occupa di Sofia e di altri bambini incurabili. Per concludere con le domande del pubblico, tra cui “come si può cambiare con il successo”, Nek riconosce che è inevitabile, ma al tempo stesso deve essere controllato restando con i piedi per terra e ad un altra domanda “come si possono superare gli ostacoli”, Nek ha sottolineato l’importanza del valore della fede e dell’impegno per rialzarsi anche quando qualche evento sfavorevole bussa nella propria vita.

Incontro con la musica: “Gianni Poglio intervista Giovanni Allevi” Nel terzo incontro del ciclo “Incontro con la musica” Giovanni Allevi, intervistato al Lumière per oltre un’ora, Venerdi 8 maggio dal giornalista Gianni Poglio, è stato accolto da un folto pubblico di “alleviani” che ha seguito con grandissima partecipazione tutto il racconto della sua vita e della sua carriera.

Allevi, che è un personaggio estremamente sensibile e attento all’affetto del suo pubblico, deve aver sentito questa grande empatia, tanto che alla fine dell’intervista è sceso direttamente dal palco in mezzo alla folla e non si è risparmiato parlando con tutti, ascoltando le storie di ognuno, firmando autografi e posando per i selphy, ed è rimasto con i suoi fans per un tempo lunghissimo, forse lo stesso dell’intervista. E’ stato sorprendente per un personaggio così schivo l’abbraccio con il pubblico, che sicuramente lo ha fatto amare, se questo è possibile, ancora di più. Si dice sempre che Allevi è amato soprattutto dai giovani, ma il pubblico era formato da giovani e meno giovani perché, come ha detto Allevi, “il mio pubblico è dei giovani dentro”. Allevi ha parlato sempre, con ironia e divertimento del pubblico, anche della sua psicoterapeuta per raccontare il non facile rapporto con il mondo accademico musicale e forse, ha concluso, “per me il mondo accademico è la sublimazione della figura paterna”.

Ha ricordato che ha iniziato a suonare il pianoforte classico ma “sentiva di voleva avvolgere la sua anima con un linguaggio di oggi e non di due secoli fa’”. Ricorda che da bambino, mentre suonava Bach, si interrompeva e rimaneva a pensare a come avrebbe voluto interpretarlo e il padre, dopo essersi accorto del lungo silenzio, lo incitava a non perdere tempo.

Per Allevi non bisognerebbe mai dire ad un ragazzo che sta sperimentando “non perdere tempo”. Da bambino, Allevi era un secchione solitario e la madre decise di mandarlo negli scout, ed è forse l’unico caso di un bambino trovato inadatto a fare lo scout; la madre scelse allora di mandarlo nel gruppo religioso “Il cammino dei catecumeni” ma senza risultato perché anche con quel gruppo non entrò in sintonia. Al liceo ha fatto parte di un gruppo rock dove provavano sempre, ma non si esibivano mai: Allevi non conosceva le canzoni che suonava e si limitava ad “azzeccare qualche accordo”. Ha raccontato della sua tesi di laurea in filosofia sul “concetto di vuoto nella fisica contemporanea”. Alternando argomenti pesanti con argomenti lievi, Allevi ha parlato delle sue corse quotidiane (7 km al giorno), della sua dieta (è dimagrito 12 kg mangiando molta frutta e verdura), della tournée in Giappone con la febbre a trentanove per venti giorni (dagli effetti deliranti della febbre alta è nata la composizione Yuzen). Al termine della tournée, dopo aver girato un bel po’ di ospedali giapponesi, quando la preoccupazione iniziava a farsi più forte, ha scoperto che i loro farmaci hanno una formulazione più bassa dei nostri e per questo non avevano avuto effetto su di lui. Comunque Allevi, temerariamente sta tornando in Giappone, dov’è molto amato e con cui sente un forte legame, per altri sette concerti. Molti anni fa, all’inizio della carriera quando Allevi era ancora ad Ascoli Piceno, ha saputo che alla Carnegie Hall era stato eseguito un suo brano da Nanae Mimura solista di marimba, che poi Allevi ha conosciuto personalmente anni dopo a Tokyo. Molte composizioni di Allevi nascono da episodi del quotidiano, ne ha ricordato uno avvenuto proprio alla Carnegie Hall: prima di un suo concerto, Allevi ha chiesto se era possibile abbassare l’aria condizionata, troppo alta, che gli gelava persino le dita. E’ arrivato un esperto armato di utensili, abbigliato come nei film, ma alla fine ha concluso dicendo “non funziona” e questo lo ha ispirato per una sua composizione (It doesn’t work). Allevi alterna l’ironia alla profondità dei suoi sentimenti perché, come afferma, “scrivere musica mi aiuta a sfuggire ai miei demoni al buio in fondo all’anima”.

Anche se il mondo accademico non sempre lo ha capito, relegandolo spesso nel banale concetto “almeno ha avvicinato i giovani alla musica classica”, Allevi è riuscito – il 1° settembre 2009 – a riempire l’Arena di Verona con 12.000 persone dirigendo un’orchestra di novanta elementi che venivano da tutto il mondo. Molti giovani del conservatorio non dichiarano ufficialmente la propria simpatia per Allevi ma lo seguono segretamente come degli adepti. Quando gli è stato chiesto ­ durante un’intervista ricevendo molte critiche alla sua risposta ­ “dove sarebbe voluto andare con una macchina del tempo” ha risposto “vorrei trovarmi tra un paio di secoli per vedere se mi è stato dedicato qualcosa: una strada, un conservatorio, una sala della musica”. In attesa di saperlo, la Nasa gli ha dedicato un asteroide: 111561. Tra le risate del pubblico, Allevi ha confessato di aver provato anche a fare questo numero misterioso al telefono. Una beatificazione stellare con un asteroide di 5 km di diametro che è in un’orbita intermedia tra Marte e Giove. A San Remo Giovani 2015, Allevi è stato chiamato per selezionare i brani dei giovani. Ha ascoltato 478 brani ed è rimasto molto colpito dai testi che gli hanno ricordato la letteratura americana da lui amatissima e i suoi autori preferiti John Fante e Charles Bukowski ed ha voluto ringraziare personalmente tutti i giovani autori.

Per Allevi, l’amore deve essere al centro della nostra quotidianità, come nel video fumetto di Marco Pavone sulla composizione di Allevi “Simphony of Life”, che è stato proiettato alla conclusione.Allevi, che continuerà a comporre musica senza parole, ha composto una ballata sacra con coro polifonico.Tolk show: “Alfonso Signorini e Giorgio Mulé incontrano Rocco Siffredi”. L’intervista a Rocco Siffredi sabato 9 maggio al Lumière, condotta dal direttore di Panorama Giorgio Mulé e dal direttore di Chi Alfonso Signorini, è simpaticamente iniziata con molte battute risate e doppi sensi. L’incontro, in un’ora normalmente dedicata al pranzo, ha visto il Cinema Lumière al completo e probabilmente la recente partecipazione di Rocco Siffredi all’Isola dei Famosi ne ha fatto un personaggio popolare, che suscita curiosità e voglia di conoscerlo al di là del mondo del sesso.Rocco Siffredi – incalzato dalle domande di Giorgio Mulé, che si è riservato la parte più generale e Alfonso Signorini che ha fatto le domande più intime – non si è tirato indietro ed ha raccontato la sua vita, fin da bambino già molto interessato al sesso.La scoperta del sesso a 11-­12 anni, quando ha trovato per caso una rivista porno. Nella rivista, il protagonista (Gabriel Pontello) era circondato da tre donne e Rocco ha pensato che voleva diventare come lui. Crescendo ha continuato a collezionare le riviste hard che trovava in giro e che nascondeva – lui chierichetto che serviva la messa tutte le domeniche – dietro le cassette di pomodoro nella casa dove abitava con la famiglia a Ortona.

La prima volta di Rocco fu a 16 anni con una ragazza più grande. A 20 anni ha girato un film con una pornostar che al tempo ne aveva 73. Per Siffredi il porno è ricerca e sperimentazione, le donne sono belle sia dentro che fuori e per entrare nella parte del film, dice Siffredi “ho guardato i bellissimi occhi azzurri della protagonista e l’ho immaginata da giovane”. Ma nella sua vita professionale non tutto è stato semplice e all’inizio – per non rivelare il suo vero lavoro – diceva di essere o un modello o un cameriere e per la sua fidanzata di allora (una modella Inglese) lasciò il porno e tentò davvero di fare il modello ma non riuscì ad emergere.

Solo dopo aver acquisito una maggiore consapevolezza cominciò a dichiarare di essere un porno attore e non accettò più legami in cui non poteva essere se stesso.

Sono trascorsi trent’anni di lavoro fino alla recente esperienza all’Isola dei Famosi dove Rocco ha passato cinque settimane immerso in una natura selvaggia superando prove e pericoli. Questa esperienza lo ha profondamente cambiato ed ha maturato l’idea di non voler più fare l’attore porno, ma di dedicarsi solo alla produzione cinematografica. Sui set porno sono aumentati i controlli per le malattie sessualmente trasmissibili, gli attori devono fare esami mirati ogni tre settimane.Rocco Siffredi ha affrontato l’argomento giovani che ormai, sulla rete, trovano sollecitazioni di ogni genere ed ha affermato che la scuola – oltre alla famiglia – dovrebbe farsi carico dell’educazione sessuale senza ipocrisie.

Rocco ha due figli, di 15 e 19 anni, il più grande ha già una fidanzata, è assolutamente monogamo e non interessato ad esperienze al di fuori del suo legame sentimentale.

La platea ha seguito con interesse Rocco più a partire dalle sue opinioni sulla sessualità in generale che non su quelle legate alla pornografia in modo specifico e infatti è stato visto come un amico a cui chiedere consigli e suggerimenti. Dalla platea una signora, riconoscendogli in pieno questa empatia, lo ha ringraziato per l’intenso e partecipato scambio avvenuto attraverso twitter – ma Rocco le ha risposto di non avere alcun profilo twitter … e che perciò la signora ha cinguettato con qualcuno che si è spacciato per lui (colpo di scena con divertimento della platea). In questa atmosfera di ilario comico al cinema scambio versosità generale, un’altra spettatrice è stata invitata sul palco dove ha potuto leggere a Siffredi alcuni versi che aveva preparato su di lui sviluppando il concetto fino a proporsi come eventuale pornoattrice. Inevitabilmente si è parlato di Moana Pozzi, che Siffredi ricorda per la sua classe, bellezza, intelligenza, sensibilità. Alla domanda di Signorini sulle performance dei politici, secondo il punto di vista di Siffredi, Berlusconi è uno che ci sa fare e anche Renzi non disdegna. Alla curiosità di Signorini su quale sia la professione indicata sulla propria carta d’identità, Rocco ha risposto, con divertimento della platea, che il Comune di Ortona ha scritto “artista vario”.

Rocco Siffredi ha ricordato con grande affetto i suoi genitori e la madre a cui telefonava ogni giorno, da qualsiasi parte del mondo si trovasse. La scoperta che la platea ha potuto fare parlando con lui è che Rocco, al di là dell’attore hard core ha mostrato un lato inedito, legato alla famiglia, alla moglie, ai figli e al sociale, infatti Rocco Siffredi è tra l’altro testimonial e sostenitore di una onlus contro il maltrattamento degli animali.

Incontro al cinema: “Non solo comico al cinema cambio verso” . Già dal titolo “Non solo comico al cinema cambio verso”, è chiaro che Panariello comunicherà al suo pubbico, nell’incontro di sabato 9 maggio al Lumière, qualche novità.

L’intervista condotta da Piera Detassis, direttore di Ciak, è come un fuoco d’artificio. Panariello inarrestabile, le sue risposte sono in realtà dei veri sketch in cui, imitando la voce dei suoi personaggi (il bagnino Mario, la signora Italia, Renato Zero, Naomo) rispondendo fa delle vere e proprie rappresentazioni. Per Panariello, l’osservazione del quotidiano è il punto di partenza da cui nascono i suoi personaggi. Il bagnino Mario nasce nella lunga noia invernale della Versilia, priva di qualsiasi segno di vita, i frequentatori del bar locale al Cinquale le sparano grosse; il bagnino Mario ha su tutto una sua opinione e afferma anche di riuscire a pescare delle prede gigantesche, a fare dei salvataggi incredibili, ad essere il primo in tutto, da bagnino a superman; a lui che parla con il curioso accento locale viene consigliato di studiare il russo per essere pronto a salvare in mare i ricchi turisti russi (che hanno invaso il Forte), ma il bagnino Mario – nella sua saggezza paesana – suggerisce di insegnare ai russi la parola “Aiuto” in italiano. Non potevano mancare i ricordi degli esordi, quando Giorgio Panariello segue come sorcino Renato Zero e per il grande amore per il personaggio inizia ad imitarlo. Dapprima lo imita in alcune manifestazioni locali, dove non sempre viene bene accolto, perché i fans vogliono il vero e non la copia. Un giorno d’agosto, con un pesantissimo costume cucito dalla nonna, Giorgio Panariello decide – con un gruppo di amici nel più autentico spirito toscano di Amici Miei – di fare uno scherzo ad un’amica trans, “Robertona”, che lavorava in un bar in Piazza Mazzini a Viareggio: su una bellissima auto cabriolet, indossando il pesantissimo costume da Renato Zero e una bollente parrucca sintetica arriva in piazza Mazzini. La notizia della presenza di Renato Zero si propaga fino alla spiaggia, arrivno centinaia di fans e curiosi; intanto una pattuglia dei vigili urbani ferma l’auto e pretende che “Renato Zero” scenda, si tolga la parrucca e fornisca le generalità. Dapprima la gente comincia a urlare ai vigili di lasciarlo stare, Panariello infatti resiste, ma quando è obbligato a togliersi la parrucca, delusione di tutti i presenti, quasi una sommossa al grido di una signora: “arrestatelo …!” . Renato Zero, all’inizio non era felice di queste imitazioni che diventavano sempre più accurate, tanto da aver tratto in errore lo stesso Renato Zero: una volta Panariello lo ha imitato girando a Forte dei Marmi su una carrozza con cavallli, ripreso dalla televisione.Renato Zero, che frequentava abitualmente Forte dei Marmi, si “vide” in televisione e chiese al fratello quando era stata fatta quella ripresa perché non si ricordava il contesto. Ma poi con Renato Zero, con cui festeggia anche il compleanno (sono nati entrambi il 30 settembre), è nata una vera amicizia perché le imitazioni di Panariello sono sempre di alto livello e maestria. Anche l’altro personaggio, la signora Italia, con i suoi doppi sensi, il finto perbenismo, il parlare forbito con tutti i vocaboli inventati o sbagliati nasce ascoltando una cliente nel salone di una parrucchiera di periferia, così come il titolo della sua trasmissione televisiva “Panariello non esiste” è l’affermazione di un bambino che, davanti all’attore in persona, aveva detto “Panariello non esiste”. Dopo aver parlato anche della divertente pubblicità, in cui Panariello crea dei veri e propri personaggi iperbolici (Naomo, l’astronauta, il naufrago), dove sono rappresentate piccole storie con un inizio e una fine come in Carosello, Panariello annuncia che da personaggio comico presto sarà sugli schermi in un film drammatico per la regia di Mimmo Calopresti.

Nel Film “Uno per tutti” Panariello interpreterà un poliziotto e reciterà senza l’accento toscano con cui siamo abituati a sentirlo. Come ha sottolineato Panariello, sarà una svolta nella sua carriera perché mentre i comici, per far ridere, di solito pongono le loro basi sull’osservazione comica e grottesca delle miserie umane, in questo film interpreterà un tema di attualità.

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Alla domanda di Piera Detassis “se per la sua carriera ha dovuto fare delle scelte”, ha ricordato che mentre era impegnato nella sua trasmissione televisiva “Torno Sabato”, non ha potuto accettare proposte importanti, come quella di Pupi Avati per il film “La seconda notte di nozze”. Gli piacerebbe essere chiamato da Roberto Benigni perché ritiene che il “gruppo dei toscani” ha grosse potenzialità. Tra i suoi desideri, il massimo sarebbe di lavorare con Giancarlo Giannini. Giorgio Panariello è presidente di un’associazione per la difesa del cane, perché si è avvicinato a questo mondo che non conosceva, dopo aver adottato un cane pastore con cui ha stabilito un grande rapporto affettivo. Degustazione di prodotti offerti da Esselunga.

Quasi sempre, quando si parla di degustazioni, ci si trova tra gli spintoni a contendersi un pezzetto di formaggio tagliato con grande parsimonia da un addetto che, alla seconda richiesta di assaggio, ti osserva severamente come un ghiottone impenitente. Gli altri cibi preparati troppo tempo prima. Quella di Esselunga è stata un’esperienza unica: dal buio del piano bar si sono materializzati tantissimi addetti, cortesi, professionali e sorridenti con un camice bianco così immacolato da fare invidia alla pubblicità di un detersivo, un camice che non si vede più – neppure nelle cliniche mediche più in. Insieme agli addetti di Esselunga sono apparsi grandi vassoi di farro, riso, pasta, panini e sandwiches di tutti i tipi; baccelli, forme di formaggio, quasi un campo di fragole, bevande e ottimi vini, dolci e caffè. Un grazie ad Esselunga che di una degustazione ha fatto una dimostrazione di professionalità, piacere estetico e gastronomico.

Gli incontri sono terminati con Vittorio Sgarbi abbiamo scoperto che per l’Expo 2015 le statue, mai viste dai pisani, di Giovanni e Nicola Pisano andranno a Milano in una chiesa dove si trova già una scultura di Giovanni Pisano; che Nek si contrappone a Sting per la diversa tipologia di vino preferito; che la dieta Allevi (7 km al giorno di corsa, frutta e verdura in abbondanza) può far dimagrire di 12 kg; che Panariello e il suo alter ego Renato Zero sono nati lo stesso giorno; che Siffredi e Panariello sono entrambi impegnati nella difesa degli animali, in particolare dei cani.Tutti i personaggi intervistati sono stati prodighi di racconti, curiosità e sinceri nel raccontare successi e insuccessi partecipare è stata un’esperienza interessante.

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