VANESSA VAN BASTEN RUINS: SKETCHES AND DEMOS-DISINTEGRATION EP

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A dispetto del nome, Vanessa Van Basten è una one-man band italiana nata a Genova nel 2005 come braccio espressivo dell’allora dj e polistrumentista Morgan Bellini. Il sound del gruppo è un eccitante mix di post-rock, shoegaze e doom metal che lo ha fatto accomunare di volta in volta durante gli anni a gruppi come gli Swans e i Godflesh, ai gruppi dark della 4AD, ai gruppi norvegesi black metal e a quelli shoegazer. Dopo il debutto con l’EP omonimo nel 2006, Vanessa Van Basten diventa un duo con l’entrata del bassista Stefano Parodi e pubblica il primo vero LP La Stanza Di Swedenborg (2006) che presenta uno stile (inedito per l’Italia) accostando death metal iper-catastrofico e ricorrenti scenari ambientali e psichedelici. Con l’arrivo della batterista Roberto Della Rocca, il gruppo pubblica l’EP Psygnosis (2009 per la Consouling Sounds), un incredibile tour de force che riesce ad abbracciare in soli 2 pezzi (uno di 9 minuti e l’altro di 14) post-rock ambientale, elettronica industriale, progressive-folk, shoegaze e trash metal in un’orgia free form simile agli esperimenti di rock totale dei Soft Machine più maturi e cerebrali. Dopo un anno d’intensa attività live, Bellini si sposta in Austria e dichiara il gruppo un progetto di studio.

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Dopo aver firmato per la Robotic Empire, il gruppo pubblica il suo secondo full lenght album Closer To The Small/Dark Door con brani più brevi e un sound più vicino alla darkwave di metà anni Ottanta più sorprendenti influenze country-western alla Morricone. Nel 2013 il gruppo partecipa a due split-album uno con la band belga sludger Hemelbestormer, e un altro con gli italiani MoRkObOt; sono due album dove la band recupera le tematiche degli inizi più vicine al rock estremo dei Godflesh. Nel 2014 esce l’antologia di outtake e frammenti live di Ruins: Sketches And Demos (per la Solar Ipse). Non si tratta di un’operazione d’archivio poiché la scelta e l’assemblaggio del disco è stata pensata in modo da creare un discorso unico e coerente come negli album normali del gruppo. Il risultato è un’opera con un’eccellente pulizia sonora (i demo non sembrano mai provini registrati alla tiramilà) che trova i suoi punti di forza nei brani del periodo del primo album (il gothic metal con coro di morti di Godfather, la sferragliante China 2999), nelle prove più vicine al post-rock ambientale dei Godspeed You Black Emperor (Eldorado), negli shoegaze più vorticosi e epici (Odyssey Song, la psichedelia cosmica di Wien Cholinergic pt. 2), nei massimalismi sonori figli tanto dello sludge metal quanto dello stoner rock (la funambolica e cadenzata Arbeit da far invidia insieme a Swans e Melvins,). Più manierati e lambiccati risultano invece gli esperimenti dream-pop (Sketch, L’Uomo Che Comprava Il Tempo, 27 Bricks Of Your Future) che sembrano riciclare sempre la stessa idea. All’altezza delle proprie aspirazioni sono i brani più vicini al dark, Advent e All Cats Are Graves che citano più o meno direttamente pilastri del genere come i Dead Can Dance e i Cure. Ed è proprio a quest’ultimi che Bellini s’ispira per l’ultimo colpo di coda L’EP Disintegration (2015; per la Taxi Driver) omaggio allo Smith più lisergico in cui vengono reinterpretati (storpiandone i titoli) con l’aiuto di illustri amici della scena rock italiana, 4 brani dell’album del 1989. Dopo questo EP Bellini ha annunciato che il progetto è entrato in pausa a tempo indeterminato. Senza aver quasi mai curato social network o altre forme di promozione, Vanessa Van Basten mantiene uno status di culto per fans e amanti del genere grazie alla loro capacità di cesellare textures magiche e trascendentali.

di Alfredo Cristallo

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