Mohamud Mohamed Guled è morto di disamore e di indifferenza

La morte di Mohamud Mohamed Guled, il ragazzo suicidatosi ieri a Firenze lanciandosi dal quarto piano dell’edificio occupato dalla comunità somala, ha radici ben più profonde di una depressione o di un semplice rifiuto dello status di rifugiato.

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Guled era giunto in Italia nel 2011 ed era stato ospitato nel centro di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati di Via Pietrasantina, a Pisa, gestito dalla Croce Rossa. Vi era rimasto fino al 28 febbraio, data di chiusura del progetto Emergenza Nord Africa e delle relative strutture di accoglienza disposte sul territorio nazionale.

Quel giorno, messo davanti al ricatto del “prendi ora i 500 euro di buonuscita o se rimani all’interno della struttura come occupante i soldi non te li diamo”, aveva deciso insieme agli altri ragazzi somali ospitati di accettare il contributo economico e di lasciare il centro di accoglienza senza alcun posto dove stare o amico che lo potesse ospitare.

In quasi due anni di permanenza al centro di accoglienza aveva vissuto perennemente in uno stato vegetativo, con il riconoscimento dei propri bisogni ridotto all’essenziale: cibo, vestiti, un tetto per dormire e qualche ora a settimana di lezione di italiano. Nessun percorso di integrazione era stato attivato per lui come per gli altri migranti ospiti della struttura.

Guled soffriva di depressione e di problemi psicologici. Era seguito dal personale medico dell’ospedale Santa Chiara di Pisa, ma il 28 febbraio, con la chiusura del centro di accoglienza, è terminata anche l’assistenza sanitaria. E pensare che lo scorso 5 marzo era uscita una circolare molto chiara da parte del Ministero dell’Interno nella quale si vincolavano gli enti gestori dei vari centri di accoglienza a continuare a prestare soccorso e assistenza ai soggetti vulnerabili (donne incinta, minori, persone malate…). Ma Guled ormai era stato allontanato e nessuno si era più fatto carico dei suoi problemi e delle sue difficoltà. Uno in meno a cui badare.

Lo scorso 23 maggio era arrivata anche una risposta positiva da parte della commissione di Firenze, che aveva deciso di concedere a Guled lo status di rifugiato, riconoscendo le persecuzioni subite nel proprio paese di origine. Ma neanche questa notizia lo ha fermato.

Guled è morto di disamore e di indifferenza. Schiacciato dai traumi di un passato violento e sofferente, e svuotato dall’arroganza e dall’ignoranza di un paese che non ha mai saputo riconoscerlo come uomo, con i vari diritti associati e tutelati.

Trasformato in un numero, come venivano identificati i suoi compagni del centro di accoglienza, andrà ora ad aggiungersi ad altri numeri di ragazzi, uomini e donne migranti, vittime di una società autolegittimata da una mostruosa ignoranza a sfruttare, discriminare e respingere piuttosto che integrare ed accogliere le vite di coloro che ci chiedono protezione ed aiuto.

Centro richiedenti asilo e rifugiati autogestito di Pisa

Africa Insieme

Progetto Rebeldìa / Ex Colorificio Liberato – Pisa

Scuola Mondo San Giuliano Terme

Emergency Pisa

Scuola di italiano per migranti “El Comedor Estudiantil Giordano Liva” di Pisa

RIFERIMENTI: Fabio Ballerini 3496198314, Francesco Biagi 3401549575

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